Intervista a Mani

Mani

Mani è il progetto musicale di Marco Feliciani, uno studente universitario che da Ancona si sposta a Rimini, Milano e Macerata per studiare musica. Inizia a cantare in giro per i locali fino al 2019 quando pubblica il suo primo singolo Pesce rosso. Il 2022 è l’anno del suo primo disco, Non cresciamo mai, di cui ho parlato su questo blog.

In questa chiacchierata abbiamo parlato delle città dove si è trasferito per studiare, della sua formazione musicale, delle difficoltà di realizzare il primo disco in tempo di pandemia e non solo!


Ciao e benvenuto! Hai iniziato il tuo percorso nel mondo della musica grazie a tuo padre e tua zia che ti spronano a prendere lezioni di canto. Poi arriva il liceo musicale e l’accademia di canto. Qual è l’insegnamento più importante che hai imparato?

Musicalmente parlando, credo quello di ricercare le giuste parole per raccontare alcune storie, di trovare i giusti strumenti per descrivere al meglio l’ambientazione sonora di quell’immagine mentale che abbiamo in mente e di rappresentare con poco e con semplicità il tutto, senza troppe sovrastrutture.

Da Ancona ti sei spostato a Rimini, Milano e Macerata. Quale di queste città ti ha ispirato maggiormente per la tua musica?

Non ce n’è una in particolare, tutte mi hanno lasciato qualcosa dentro. Che siano esperienze, ricordi o persone, e in qualche modo hanno influenzato sicuramente la mia scrittura. Quella alla quale penso più spesso, comunque, è Milano.

Nel 2019 arriva il tuo primo singolo, Pesce Rosso. Come ti sei sentito quando hai visto realizzata la tua prima canzone?

Non ho avuto parole quando abbiamo concluso Pesce rosso, era per me una situazione idilliaca. Ho scritto questa canzone di getto, sopra un giro di quattro accordi di chitarra, in una notte appena mi ero trasferito a Milano, tra il rumore della gente e del tram.

Non immaginavo di certo di registrarla poco dopo al SAE con Riccardo Vitali, circondato dai miei amici in studio, e tanto meno di realizzare il video con Megan Stancanelli. Quindi è stata la mia prima esperienza all’interno dell’ambito musicale, indescrivibile e irripetibile.

Questi anni caratterizzati dalla pandemia non sono stati facili per realizzare un album, soprattutto se si tratta del primo. Come hai affrontato questo periodo?

Ovviamente è stato complicato, non tanto nella scrittura e composizione dei brani, ma a livello organizzativo abbiamo avuto dei rallentamenti nelle sessioni in studio dovuti alle restrizioni causa Covid. Abbiamo colto il lato migliore dimenticandoci a volte della situazione che stavamo vivendo.

Mani

Il tuo primo lavoro discografico si chiama Non cresciamo mai. Ti senti un moderno Peter Pan?

Forse mi sento un po’ Peter Pan, mi piacerebbe restare eternamente giovane e spensierato, non affrontare i problemi tipici degli adulti e non dimenticarsi di come siano le cose semplici. Ma so che questo non è possibile, non ho paura di invecchiare, ma auspico a me stesso di avere sempre gli stessi occhi e quella visione del mondo che mi sono portato appresso fino ad ora.

Nell’album sono presenti quattro tracce in versione acustica. Come mai questa scelta?

Amo le canzoni acustiche, le trovo rilassanti. Mi piace come la voce si connetta con il suono di uno strumento, soprattutto con la chitarra. Un’ambientazione naturale, cruda e vera, che non si può nascondere dietro ad un qualsiasi sint. Avevo semplicemente la necessità di raccontare alcune storie attraverso questa veste.

La canzone I sogni degli altri è un duetto con il cantante Godot. Com’è nata?

Mi trovavo a Milano e avevo da poco pubblicato il mio primo singolo: Pesce rosso. In qualche modo è arrivato fino a Giacomo (GODOT.) che mi scrisse immediatamente su Instagram chiedendomi di fare una collaborazione. Ci incontrammo in un bar in Centrale e da lì a poco ci trovammo in uno studio di Missaglia a registrare I sogni degli altri. Tra l’altro, in quei giorni è nata anche Non cresciamo mai, scritta proprio da Giacomo che poi mi regalò pochi mesi dopo.

Se dovessi rappresentare il tuo disco con un piatto, quale sarebbe?

Qui mi trovo in difficoltà, non sono un buongustaio e la mia cucina si limita ad essere quella di un tipico universitario. Forse sarebbe un’insalatona piena di elementi e con tanto di salsa agrodolce.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Ora come ora penso solo di finire la sessione invernale, ma sto scrivente davvero molto, quindi non vedo l’ora di ritornare in studio e a fare qualche concerto in giro.


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