Intervista a Il dinosauro e i manichini

Il dinosauro e i manichini

Il progetto Il dinosauro e i manichini nasce da Andrea che dopo aver condiviso la musica con un’altra band decide di ricominciare da zero. Dopo aver pubblicato il disco d’esordio omonimo, il 2022 vede il ritorno nella discografia del gruppo con l’album Canzoni contro la morte.

In questa chiacchierata abbiamo parlato delle persone che hanno arricchito l’idea del dinosauro e i manichini, delle diverse collaborazioni presenti nell’album, di come è cambiato il progetto dal primo disco e di molto altro!


Ciao e benvenuto! Il progetto Il dinosauro e i manichini è nato nel 2016, ma tu Andrea ti senti più manichino o più dinosauro?

Noi siamo tutti manichini in questo mondo fittizio, un po’ plasticato e a volte poco reale. Il dinosauro è il simbolo delle “notte dei tempi” della naturalezza della vita che si svolge implacabile e che in realtà noi tutti abbiamo dentro. Ricordiamo quando quel lato umano si smuove in noi dalle viscere.

Ti esibisci da solo o in duo ma vuoi sottolineare sempre che l’idea di band nasce dal risultato di un percorso umano e musicale con le persone incontrate negli anni. Quali sono le persone che hanno arricchito di più quest’idea?

Ogni idea e progetto de “il dinosauro e i manichini” è nato da un incontro condividendo un paio di bicchieri e momenti d’insieme. Chiacchierando di cose più o meno serie, e non prettamente di musica. Con tutte le persone che fanno parte del nostro mondo è successo così, ad esempio il lavoro di questo ultimo disco è iniziano in un bar con il produttore, ora amico Francesco Ceriani. Dove si è parlato più di api e di cibo che dello svolgimento del disco, l’ambiente e il tempo speso con persone che condividono con noi questa passione deve essere di qualità prima di tutto, così facendo poi l’espressione in studio o in sala prove è più naturale che mai.

Le persone che hanno arricchito quest’idea sono molte, da quelle che all’inizio ci hanno dato una pacca sulla spalla come Alessandro Bussola a Daniele con noi fisso da un anno, poi fonici, strumentisti o amici mogli e ragazze. Non è detto che debbano per forza avere uno strumento in mano, qualcuno è con me dal primo progetto musicale ormai quasi 15 anni fa. Poi qualcuno si è perso per strada ma vuol dire che doveva perdersi, chi è rimasto non si cambia.

Il dinosauro e i manichini

Il nuovo album Canzoni contro la morte arriva tre anni dopo il vostro album d’esordio. Come sono cambiati in tre anni Il dinosauro e i manichini?

Ci stiamo “popolando”, quello che mi diverte di questo percorso è che si incontrano persone, concerto dopo concerto. Sia da esecutori che da spettatori abbiamo conosciuto persone che non ci hanno trasmesso niente e altre con cui si instaura un rapporto di stima e di apprezzamento. E così la squadra diventa sempre più grande, ho sempre cercato di creare del collettivismo nonostante questo progetto sia partito in solitaria. Perché era in un momento dove avevo bisogno di ritararmi. Ma avvenuto questo ho sempre riconosciuto i miei limiti e il fatto di avere bisogno di persone di valore vicino.

Una delle collaborazioni presenti in questo disco è nella canzone Negroni atto II dove è presente il cantante ULULA. Come mai avete deciso di collaborare ancora dopo l’esperienza nel primo album?

Questo nuovo feat è nato un po’ per caso. Ulula è una di quelle persone menzionate nella risposta precedente. Quelle persone che quando facevamo prove o andavamo in studio avvisavo anche solo per avere dei pareri e compagnia, per passare a bere qualcosa. Appena avute le prime rec le inviai anche a lui per avere dei pareri. Lui mi disse che voleva essere in Negroni atto II perché come ideologia si riconosceva molto in quel pezzo. E da lì poi abbiamo condiviso il microfono in questo pezzo.

Non è l’unico ospite del disco. La traccia Il vecchio e il mare è fatta insieme a Freddie. Come vi siete conosciuti?

Freddie è coinvolgente, abbiamo condiviso un palco in un concorso che vinse in maniera meritatissima, e nel suo slot che era dopo il mio in un freestyle citò un mio pezzo, poi ci siamo rincontrati in un open mic dove avevamo entrambi il proprio spazio ma con un cenno durante una mia canzone lo chiamai vicino dicendo che avrei tenuto lo strumentale lungo e che avrebbe potuto esplodere in un suo freestyle.

Da allora poi è successo un altro paio di volte in un mio concerto dove lo vidi spettatore. Poi quando ho sentito i pezzi del disco nuovo, come cominciavano a girare essendo io anche un po’ appassionato di hip hop anche se non lo mastico ho pensato di fargliene sentire un paio dove ha buttato giù un po’ di rime.

Questo album vuole essere uno strumento per combattere la morte in tutte le sue sfumature. Dovessi scegliere una sola canzone che rappresenti al meglio questo disco, quale sceglieresti?

Questo vuole essere un album che esprima la consapevolezza della morte, e solo essendo consapevoli di questa cosa la vita viene vissuta a pieno senza sprecare tempo in cose che non ci portano alcun piacere. La traccia che da il titolo all’album è forse quella che spiega di più il perché facciamo musica sputando polmoni, cuore e cervello senza alcun fine. Ma non mi sento di sceglierla tra le altre.

Quali sono i vostri prossimi progetti?

Suonare le nostre canzoni, pian piano mettere apposto il prossimo disco essendo il più credibili possibile ma non abbiamo grossi progetti assillanti, resta una grande passione che viviamo giorno per giorno in piena libertà di farlo.


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