Intervista a Rubik

Rubik

Rubik è un nuovo volto della musica italiana che arriva dalla Toscana. Un nome d’arte che ricorda il famoso rompicapo a forma di cubo. Il cantautore ha iniziato il 2022 con il suo nuovo singolo che racconta il bisogno di essere di metallo quando la vita si fa dura.

In questa chiacchierata abbiamo parlato del suo nome d’arte, del suo nuovo brano Inox, dei suoi progetti futuri e di molto altro!


Ciao e benvenuto! Il tuo nome d’arte Rubik si ispira al famoso gioco rompicapo dove si cerca di trovare la soluzione in mezzo a diversi colori. La tua musica la definiresti un rompicapo?

Grazie, è un piacere scambiare quattro chiacchiere con te! All’inizio mi sono sorpreso a scoprire di voler fare canzoni con sonorità diverse tra loro, pensavo che non fosse un bene e che al contrario fosse meglio avere un percorso con meno sfaccettature. Ne ho capito solo dopo i punti di forza, perché oggi le playlist sono molto varie, penso sia per questo che al pubblico piaccia ascoltarle. Quindi avere tra le mani un progetto vario è stato ed è tutt’ora interessante, anche perché ti permette di sperimentare.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Al mondo della musica mi sono avvicinato grazie ai miei genitori, che ascoltavano musica varia, spaziando tra l’Italia ed il resto del mondo. Mio padre era un fan di Hendrix e delle colonne sonore dei film, come La Donna In Rosso, la cui colonna sonora è stata composta da Stevie Wonder. Mia madre invece ascoltava Lennon, McCartney, Zucchero, Mango e Renato Zero. Quindi è stato facile innamorarsi e avere una cultura generale. Istintivamente mi sono avvicinato alla batteria, che era la scusa per fare casino. Poi crescendo la musica è diventata una spalla e da lì l’esigenza di scrivere.

Il tuo nuovo singolo è Inox, descrivilo usando tre aggettivi.

Dolce, amaro, vero.

La copertina del singolo raffigura il protagonista del film Il gigante di ferro. Nella canzone racconti che vorresti essere di acciaio, quindi ti immagini un robot con un’anima?

Più che altro mi immagino come un essere umano che all’occorrenza può tirar fuori una parte di sé più dura, per cercare di difendersi da quei momenti che possono scalfirti.

Rubik

Hai raccontato che il brano nasce con una padella in testa, ma letteralmente o è solo una metafora?

È una metafora, perché essendo nata nel periodo della pandemia, stando nelle nostre case, l’unico scudo che mi sono immaginato di avere a disposizione è una padella, essendo la cucina un’altra mia passione. Il concetto è: impariamo a difenderci con le passioni che abbiamo.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Scrivere, registrare e pubblicare nuova musica. Poi penso che raccoglierò tutto in un EP.


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