Intervista a Vasco Barbieri

Vasco Barbieri

Il cantante Vasco Barbieri è un artista che a causa di un incidente sviluppa un udito particolare. Con questo senso arriva a “vedere le frequenze” dopo che ha acquistato un nuovo sviluppo della sua sensibilità. Vasco porta nella musica italiana la grande tradizione del cantautorato che lo porta ad andare oltre i confini nazionali.

In questa chiacchierata abbiamo parlato della sua istruzione in America, del disco pubblicato nel 2020, del suo nuovo singolo Fughe e compromessi e di molto altro!


Ciao e benvenuto! Nel corso della tua vita hai sviluppato una sensibilità che ti ha portato a vedere le frequenze. Come potresti rappresentare questo a chi non è esperto?

Ne parlavo ieri dopo un concerto a un ragazzo del pubblico. Poi mi sono subito corretto e ho detto “sentire le frequenza”, ma non solo con le orecchie, bensì a pelle. Ho avuto un trauma cranico quando ero piccolo che mi ha molto abbassato la vista, il mio corpo perciò ha reagito acuendo l’udito. In realtà non credo ci sia nulla di straordinario. Perché quando una persona è tesa o emette energie positive credo possa essere una cosa comune percepire gli stati d’animo.

La differenza credo sia nel fatto che da bambino traducevo gli stati d’animo in colori. Per cui spontaneamente traducevo la mia esperienza dell’altra persona il un alone colorato che la circondava. A seconda che fosse più luminoso o più tetro, mi avvicinavo o meno. Si tratta di sentire, percepire l’altro aldilà di come appare agli occhi, affidandosi alle proprie sensazioni.

Hai studiato in America, cosa ti ha portato nella tua istruzione?

Dopo l’incidente mia madre mi comprò un pianoforte con cui entrai immediatamente in risonanza. Perciò mi mandarono due estati dopo il trauma a studiare in una Summer School in Ohio dove fui introdotto alla musica classica. Lì per lì non fui in grado di godermelo. Perché si trattava di rimanere da soli davanti a un pianoforte chiusi in una stanza per ore. Sebbene oggi mi renda conto di come quell’esperienza mi abbia concesso di sviluppare un’intimità con i suoni e le note.

Ciò ha determinato dapprima una reazione verso la musica pop e più apparentemente sensoriale, che col tempo però si è tramutata in un set di marce diverse rispetto ai miei coetanei che improvvisavano davanti agli strumenti. Ciò mi ha lasciato una curiosità e propensione comunque verso ciò che è geometricamente armonico, e perciò mi ha spinto per tutta la vita a ricercare e a creare quelle simmetrie ed equilibri.

Vasco Barbieri

Nel corso del 2020 esce il tuo primo concept album, The Turtle. Che ricordi hai legati a quel periodo?

È stata un’esperienza rivoluzionaria, ha completamente cambiato il mio approccio alla musica. Il sentirmi da fuori equalizzato, mixato, disciplinato, mi ha concesso di liberarmi dai tormenti che mi spinsero ad incidere il primo album e ad accogliere la musica con maggiore lucidità e consapevolezza.

Ricordo le mattinate gelide per andare in sala di registrazione, ricordo il primo ascolto sul CD con i miei amici, ricordo l’imbarazzo, la grinta, l’esigenza di superarmi e migliorarmi. Sono molto soddisfatto del mio primo lavoro in quanto primo lavoro, con esso sono riuscito ad esprimere e lasciar andare molte emozioni lasciate sospese negli anni. Che emozione ogni volta ripensarci!

Sei tornato in America per studiare alla Saint Louis College of Music, come stai perfezionando i tuoi orizzonti musicali?

La Saint Louis è una scuola di Jazz e Composizione a Roma a cui mi sono iscritto per riuscire a controllare con maggiore competenza quella continua esplosione di sensazioni che mi si generano ogni volta che entro in contatto con il mondo e con me stesso. Frequento un corso di composizione per colonne sonore per scoprire ed approfondire tutte le possibilità espressive dell’orchestra e gli sviluppi della musica con l’avvento delle tecnologie. Ho sempre creduto che un’esperienza accompagnata da una buona colonna sonora venga intensificata vertiginosamente.

Perciò, forse perché dall’incidente mi è rimasto quel bisogno di rendere la vita un’esperienza sacra, ho scelto di dedicare la mia vita a sottolineare ed evidenziare le sui caratteristiche emotive, con la speranza di rendere ogni sua accezione profonda e saporita.

Il tuo nuovo singolo è Fughe e compromessi descrivilo usando tre aggettivi.

Sincero, fresco, aperto.

La canzone parla tra il lottare per rimanere in vita e l’abbandonarsi all’ignoto di ciò che sta oltre la morte. Cosa ti ha ispirato nella scrittura di questo brano?

Questa canzone ha molti significati rappresentabile nelle tre fasi della sua scrittura da tre storie diverse: la prima racconta di un clown che si sta struccando davanti ad uno specchio perché vuole tornare ad essere se stesso, ma prova tristezza nell’abbandonare la sua maschera che gli aveva permesso di avere un ruolo nel mondo; la seconda racconta di un malato nei sui ultimi istanti che è diviso fra una parte che vorrebbe lasciarsi andare a ciò che c’è oltre ed un’altra parte che invece vorrebbe trattenerlo in vita per i suoi cari, la sua famiglia e per la speranza di riuscire a compiere finalmente ciò che non era ancora riuscito a portare a compimento.

La terza è una storia d’amore fra due persone che non possono fare a meno l’una dell’altra che però finiscono per soffocarsi a vicenda, per cui il loro è un continuo lasciarsi e riprendersi, appunto come il titolo della canzone: Fughe e Compromessi.

Il videoclip di questa canzone è stato selezionato al Barcelona Indie FilmMakers Festival nella sezione Best Music Video. Cosa hai provato quando hai visto che la tua canzone aveva oltrepassato i confini nazionali?

Sono molto emozionato e penso che l’interesse possa essere dovuto dal fatto che finalmente sono riuscito a mettermi da parte. Non sono solo io il protagonista di questa canzone e il fatto che qualcun altro abbia espresso un riconoscimento mi riempie di gioia e di senso di appartenenza e di responsabilità. Sono convinto che con questa canzone e con questa vita comincerà un mio nuovo modo di essere al mondo: insieme.

Ringrazio pertanto il regista con cui abbiamo sviluppato la trama e scelto i personaggi: Ari Takahashi, persona attenta, scrupolosa, simpatica e precisa, uno sguardo poetico che mi ha dato l’opportunità di vedermi oltre. 

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Ogni giorno è una ridefinizione. Quando si sceglie di dedicarsi alla sensibilità per la vita, bisogna essere pronti ai cambiamenti di vento, delle maree, degli umori. Per fortuna mi sto creando un mio spazio nel mondo, un mio modo di sentirmi a casa e questo mi consente di osare di più.

Per il futuro vorrei affacciarmi verso tematiche più sociali e riuscire a suonare questo tempo d’incomprensioni e improbabilità in modo da scagionarlo da questa fase di attonita inesprimibilità ed incomprensione. Penso che la musica abbia ancora molti segreti ancora da svelarmi, io farò il possibile per ascoltarli e farmi trovare pronto per scriverli.


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