Intervista a Taoma

Taoma

Il cantante Taoma arriva da una famiglia d’arte in cui il mondo della recitazione ha sempre fatto da padrone. Ma con la sua musica Taoma è riuscito ad unire le note ai documentari svolti soprattutto nelle zone di guerra.

In questa chiacchierata abbiamo parlato dei suoi viaggi fatti intorno al mondo, delle sue canzoni usate come colonne sonore, del suo nuovo singolo Specchio e di molto altro!


Ciao e benvenuto! Sei figlio d’arte, infatti i tuoi genitori sono entrambi attori e anche tu hai avuto esperienze nel campo della recitazione. Come mai poi hai deciso di entrare nel mondo della musica?

Ciao e grazie per avermi qui 🙂 In realtà ho sempre portato avanti entrambe le passioni, non c’è mai stato un passaggio netto dall’una all’altra. Adesso mi sto solo concentrando di più sulla musica proprio per una mia necessità di comunicare attraverso essa. Sono pieno di canzoni e melodie nella testa che devo tirare fuori e se non lo faccio penso che potrei impazzire. È semplicemente arrivato il momento.

Nel corso della tua vita hai viaggiato per il mondo in Paesi come Palestina, Giordania, Israele, Kenya. Cosa hai raccolto da questi viaggi che hai trasportato nella tua musica?

Non mi bastano poche righe e forse nemmeno interi album per parlarne in maniera esaustiva, diciamo che i viaggi mi hanno dato tanta prospettiva e fatto capire quanta fortuna abbia a poter cantare le mie canzoni invece che essere in fuga dai terroristi o i narcotrafficanti.

In generale però quello che ho raccolto di più è il calore umano delle persone che ho incontrato lungo il cammino, attraverso le loro storie ho imparato a guardare più a fondo dentro me stesso e conoscermi meglio, essere più vero ed onesto ed amare con meno limiti e freni inibitori. Ho conosciuto di più l’umanità che alla fine ci accomuna tutti e vince anche le barriere culturali di ogni tipo.

Taoma

Hai composto musiche per 10 documentari tra cui uno dedicato alla zona di guerra in terra ucraina. Secondo te come si unisce la musica ad un contesto terribile come quello della guerra?

Premettendo che odio la guerra e la violenza in ogni sua forma, Un popolo è fatto di persone, che sono fatte di tante cose, storie, canzoni, fotografie, dipinti, insomma vite umane.

Sebbene la musica venga giustamente usata per denunciare la violenza e la guerra, quest’ultima alle volte si fa proprio per difendere quella nostra identità di cui anche la musica fa parte, quella in cui ci identifichiamo e che ci fa sentire umani. È parte della nostra cultura e di chi siamo e la guerra purtroppo serve anche a questo.

Il tuo nuovo singolo è Specchio, descrivilo usando tre aggettivi.

Nudo, Sincero, Fluorescente.

La canzone si focalizza su come la vita del protagonista appaia lenta al confronto con quella delle altre persone che scorre veloce e all’apparenza senza problemi. Tu sei uno che vuole correre nella vita oppure camminare?

Né camminare né correre. Io voglio volare, ma non come un jet, più come un deltaplano, guardandomi tutto il paesaggio e gustandomi l’aria fresca. Non ho fretta, ma non ho certo voglia di farmela tutta a piedi.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Ho quasi finito il master del mio primo EP, che uscirà questa primavera e non sarà certo l’ultimo.

Sto anche lavorando al mio secondo disco, a tanti live e tante collaborazioni speciali che rivelerò al momento giusto! Sono determinato e non mi fermo finché non arrivo a fianco di The Weekend, poi magari mi prendo una pausa.


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