Intervista a outcast

outcast

outcast è un nuovo nome della musica emergente. La sua musica nasce dagli sfoghi, pensieri e voglia di creare di un ragazzo qualunque sopra un pullman. Inizia a pubblicare la sua musica su Soundcloud per poi arrivare su Spotify.

In questa chiacchierata abbiamo parlato del suo nome d’arte, dei pregi e difetti di Soundcloud e Spotify, del suo nuovo singolo Sentire qualcosa e di molto altro!


Ciao e benvenuto! Il tuo nome d’arte mi ha colpito subito, come è nato?

Ciao a te e grazie mille per questa opportunità! In realtà, ho scoperto la parola “outcast.” molto a caso, leggendo il testo di switchblades di Lil peep. Cercando la traduzione della parola “emarginato” mi sono imbattuto in “outcast.” e me ne sono innamorato subito.

Le tue prime pubblicazioni compaiono sul sito di SoundCloud, poi sbarcano su Spotify. Quali pregi e quali difetti hai trovato su queste due piattaforme?

Un pregio di SoundCloud è la spensieratezza. Essenzialmente puoi caricare una traccia 5 minuti prima della sua uscita, ma forse proprio questa libertà scaturisce il suo difetto gigantesco: la mentalità e la community.

SoundCloud (Italia perlomeno) in poche parole è una classe in cui si formano dei gruppi chiusi con idee e mentalità diverse per ogni gruppo. Spotify invece ha un grande pregio: quello di metterti veramente di fronte alla professionalità (che io sinceramente preferisco).

Ma ogni pregio può essere difetto, Spotify infatti ti mette davanti un mondo crudo, meno giocoso, di gran lunga più professionale e in mezzo a pietre miliari della musica, in cui diventare vagamente “virali per una piccola nicchia” diventa realmente difficile.

Il tuo nuovo singolo è sentire qualcosa, descrivilo usando tre aggettivi.

Malinconico, nostalgico, consapevole.

Tu cosa hai sentito dopo che hai registrato quella canzone?

Non ricordo il momento di fine registrazione perché lavorando da solo non c’è mai stata una vera e propria “fine”, ma ho perfettamente in mente la soddisfazione di quando sentii il master chiuso per la prima volta.

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Pensi che l’esperienza del covid e della pandemia si dia più valore alle piccole cose che sentiamo ogni giorno?

Sinceramente sì.

Io stesso sono colpevole di non aver dato e di non dare la giusta importanza alle piccole cose, sto cercando di migliorare e non nego che porto tanti sensi di colpa per non avergli dato abbastanza importanza nel passato.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Proprio in questi giorni sto chiudendo un progettino a cui tengo veramente tanto e porta un peso gigantesco, non voglio dire altro per non rovinare la sorpresa.


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