Intervista a Nera Smith

Nera Smith

Nera Smith è il nome d’arte di Saverio Tomai, giovane cantautore della provincia di Taranto. A soli 16 anni produce e pubblica due singoli in lingua inglese dove si nota la sua passione per la musica elettronica e il rock. Per quattro anni accompagna facendo da front man una band della sua città arrivando fino in Inghilterra nel 2019.

In questa chiacchierata abbiamo parlato del suo nome d’arte, della scelta di cantare in italiano o inglese, della sua esperienza nella band, del suo ultimo singolo Fuori e di molto altro!


Ciao e benvenuto! Il tuo nome d’arte è molto particolare, come è nato?

Nera è stato il frutto del caso. Novembre 2020 suonava un album in particolare: Black Celebration dei Depeche Mode. Provavo continuamente tanti di nomi, ma nulla mi convinceva. Ad un certo punto ebbi l’idea di trarre ispirazione dal titolo oscuro di quell’album, da quelle atmosfere e da quella sensualità. Black Celebration tradotto vuol dire “Festa Oscura”, nera, dark. Ed è un po’ ciò che vorrei creare sul palco. Una festa oscura. Inoltre fa da contenitore a tutta la cultura che mi ha accompagnato fino ad oggi. Il Post Punk, il rock, la musica elettronica e molto altro.

A sedici anni inizi a produrre e pubblicare dei singoli in lingua inglese. Ti trovi più a tuo agio ad esprimere la tua musica in italiano o nella lingua anglosassone?

Sai, sin da piccolo ho sempre cantato in inglese. Negli ultimi due anni, grazie al consiglio del mio produttore, ho iniziato a scrivere in italiano e ad ascoltare musica italiana. È stato un ottimo esercizio.

Ma detto sinceramente mi trovo più a mio agio nel cantare in inglese per una questione di comodità e musicalità della lingua. Anche se, ovviamente, è più semplice trasmettere messaggi se canti in italiano. La gente ti capisce e ti apprezza di più. Ma nulla nasconde la probabilità di tornare a fare un pezzo in inglese, stavolta con Nera Smith. Molti artisti hanno riprodotto i propri album anche in altre lingue. Basti pensare agli Afterhours con “Ballate per Piccole Iene” o ai Maneskin. Sarebbe figo, inoltre ti aprirebbe la strada per qualcosa di più grande, magari fuori l’Italia. Ma è un futuro ancora troppo remoto per poterne parlare.

Nera Smith

Con una band tarantina nel 2019 raggiungi anche l’Inghilterra. Cosa ricordi di quell’esperienza?

Io, sposato con le mie insicurezze. Mi vedreste su un palco in Inghilterra? Io inizialmente no, ma l’entusiasmo mise a tacere le paure. Fu un’esperienza mistica e di fratellanza. Non ci saremmo mai aspettati di essere contattati per suonare lì, fuori casa. La mia più grande paura era la pronuncia. Dannata pronuncia inglese che, perfetta quanto possa essere, se ti ritrovi davanti al pubblico inglese son c***i.

Ma quando sei lì e ti viene detto che per loro è comune usanza non comprendere del tutto canzoni in lingua madre, ecco che arriva il sospiro di sollievo. Facemmo due date ed entrambe andarono alla grande. Fu una sfida personale superata con successo. 

Il tuo nuovo singolo è Fuori, descrivilo usando tre aggettivi.

Sincero, svincolante, eclettico

La musica di questo brano nasce dall’incontro tra atmosfere indie e rock elettronico unite alle influenze della New Wave degli anni 80. Come hai trovato un equilibrio tra questi generi così diversi?

In partenza, la demo di FUORI era completamente elettronica. Portata in studio ci rendemmo conto che non era la giusta strada da intraprendere momentaneamente. Quindi, guidato dal mio produttore Donato Maiuri, siamo ripartiti con i soli accordi alle mani. Abbiamo tentato due arrangiamenti. Il primo non è andato a buon fine, mentre il secondo è ciò che potete ascoltare.

All’interno del brano forse gli unici elementi indie sono la mia voce, anche se non tanto, e quel Minimoog a fine canzone. Ma per quanto riguarda l’arrangiamento abbiamo spaziato molto tra elettronica e rock leggero. La chitarra, i BPM alti e la figura ritmica danno sicuramente quel tocco New Wave che volevamo.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Nei prossimi giorni ci incontreremo in studio per incidere la voce sul prossimo brano a cui stiamo lavorando. Questa volta c’è stato un processo diverso. Solitamente porto demo arrangiate da me che danno un’immagine di ciò che vorrei ottenere, per poi lasciare libero arbitrio a Donato nel resto della produzione. Ma per questo brano, nato al pianoforte, ho lasciato che fosse lui a prendere l’iniziativa sull’intero arrangiamento.

Adesso il nostro unico obiettivo è portare tutto questo dal vivo.


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