Intervista a M.E.R.L.O.T.

M.E.R.L.O.T.

Il cantante M.E.R.L.O.T. dalla Basilicata si trasferisce a Bologna per motivi di studio. Qui inizia a muovere i primi passi nel mondo della musica pubblicando il primo singolo Ventitrè che ha raccolto in poco tempo milioni di stream.

In questa chiacchierata abbiamo parlato del suo nome d’arte, dei risultati che ha ottenuto come la finale a Sanremo Giovani, del suo nuovo singolo Forse forse e di molto altro!


Ciao e benvenuto! Dalla Basilicata ti trasferisci a Bologna per muovere i primi passi nel mondo della musica. Nelle tue canzoni cosa porti della Basilicata e cosa di Bologna?

Della Basilicata la malinconia e la semplicità, da Bologna la libertà e l’entusiasmo di dare il mio in questa città d’arte totale. Malinconia e semplicità non devono però essere visti come delle cose negative, anzi, diciamo che ho imparato a riflettere sulle mie colline e a capire che a volte basta poco.

Il tuo nome d’arte M.E.R.L.O.T. mi ha ricordato il noto vino friulano, ma tu come lo hai scelto?

Completamente a caso come tutte le scelte della mia vita, cercavo un nome per pubblicare le mie prime canzoni e girando per casa l’occhio è caduto sulle bottiglie di vino, bigi o Merlot … Sono andato su Merlot.

M.E.R.L.O.T.

Inizi il tuo cammino nel mondo della musica con il singolo Ventitrè che raggiunge in poco tempo quasi sei milioni di streams. Secondo te qual è il segreto per fare colpo in un periodo storico come quello in cui viviamo dove le canzoni sono talmente tante ed è difficile emergere?

Non ne ho idea assolutamente infatti sto cercando anche io di ritrovare la magia che è successa con ventitré. Diciamo che serve tanta fortuna, non solo bravura.

Nel 2020 arrivi alla finale di Sanremo Giovani, cosa ti ricordi maggiormente di quell’esperienza importante?

L’ansia, era la prima volta che facevo una cosa così grande e non ero pronto dato che facevo musica da soli due anni. Però comunque è stato così traumatico che mi ha dato mille lezioni e penso mi ha preparato se dovesse risuccedere.

Il tuo nuovo singolo è Forse forse, descrivilo usando tre aggettivi.

Triste, tristissimo, tristissimissimo.

In questo brano descrivi l’importanza di lasciare andare una persona alla fine di una relazione anche se fa male. Ma allo stesso tempo ti focalizzi anche sull’esigenza di risollevarsi e scoprire meglio sé stessi. Tu come affronti la fine di una storia d’amore?

In generale cerco di anestetizzare il cervello in qualche modo. Sono un tipo che pensa troppo quindi ultimamente sto cercando proprio di fregarmene di tutto (naturalmente prendete con le pinze queste parole). Questo per dire che si va avanti, nel mio caso scrivo una canzone.

La malinconia di questa ballad si unisce al filo di speranza per ritrovare la felicità. Cosa suggerisci a quelle persone che non si rassegnano alla fine di una relazione?

Non esiste un suggerimento, bisogna farlo e basta. Non c’è scelta e non hanno diritto di cambiare le cose. Stop, accettarlo e non pensarci più perché prima o poi il tempo cura tutto e anche se ti senti divorato dal buio prima o poi quel buio scomparirà piano piano.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Tanta musica nuova, tanta tanta.


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