Intervista a La ragazza dello Sputnik

La ragazza dello Sputnik

La cantante La ragazza dello Sputnik è la rinascita di Valentina che costruisce un percorso di ricerca di un’identità sempre più definita e originale. Una nuova vita per dar voce alla sua interiorità.

In questa chiacchierata abbiamo parlato del suo nome d’arte, della ricerca del proprio stile musicale, del suo nuovo singolo Le mie giornate e di molto altro!


Ciao e benvenuta! Il tuo nome d’arte è molto interessante, come mai hai scelto di richiamare il mondo dello spazio made in Russia?

Ciao, grazie a te per avermi voluta qui e grazie per l’apprezzamento sul nome d’arte! In realtà questo nome è tratto dal titolo di uno dei miei libri preferiti di Haruki Murakami, ‘La ragazza dello Sputnik’ appunto, però sono contenta che tu abbia notato questo riferimento allo spazio perché in parte è anche dovuto alla fascinazione che ho, da sempre, per il mondo dello spazio.

Il tuo progetto nasce nel 2021 dedicato alla sperimentazione e alla ricerca musicale. Qual è il modo perfetto per trovare il proprio stile musicale?

Non so se esiste un modo perfetto, né un modo universale. Per me una buona parte è data dalle persone con le quali collaboro; in questo senso io mi sento molto fortunata perché ho trovato delle persone che mi hanno capita fin da subito…però per arrivare a definirmi dal punto di vista stilistico mi ci è voluto molto tempo e anche molti anni di scrittura in solitaria. Quindi direi che un giusto equilibrio, per me, può essere quello tra l’ascolto di se stessi e la relazione e il lavoro con le persone giuste.

La ragazza dello Sputnik

Il tuo nuovo singolo è Le mie giornate, descrivilo usando tre aggettivi.

Incalzante, profondo e liberatorio.

La canzone parla dell’importanza di continuare a ballare per muoversi oltre gli schemi nei quali siamo chiusi per dar voce ai propri bisogni. Secondo te ora i giovani hanno ancora voglia di liberarsi soprattutto dopo un periodo difficile come quello della pandemia?

Assolutamente, anzi…credo che molti giovani stiano dando tantissimi segnali per farlo capire e questi segnali sono spesso vere e proprie richieste d’aiuto! Liberarsi non è inteso solo come ‘lasciarsi alle spalle’, ma anche e soprattutto come ‘essere capaci di introspezione’. Un’introspezione che aiuta a riordinare la confusione nella quale siamo immersi e continuamente stimolati. E questa introspezione, che è libertà, credo sia fondamentale proprio per i giovani.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Per ora ci sono in progetto ancora un po’ di singoli che devono uscire prima dell’uscita del mio primo disco, ma i progetti che ho sono tanti; vorrei continuare a fare quello che faccio e, possibilmente, anche di più, vorrei trovare nuove occasioni live, scrivere e collaborare con artisti e artiste e trovare sempre modi nuovi per esprimermi.


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