Intervista a Itto

Federico Urgesi, in arte Itto, è il campione di Spotify: ogni singolo del cantante indie torinese registra un grande numero di ascolti streaming sulla piattaforma dedicata alla musica. Itto rappresenta un’alternativa alla scena musicale del capoluogo piemontese; in questa chiacchierata abbiamo parlato della sua carriera, delle sue canzoni, del suo ultimo singolo Formentera e di molto altro.

Itto

Ciao Itto, benvenuto! Iniziamo questa chiacchierata parlando della tua carriera musicale. Come hai iniziato ad avvicinarti al mondo della musica?

Io ho iniziato a suonare la batteria a 10 anni perché avevo quella fase un po’ ribelle, poi ho avuto le mie prime band dove suonavo appunto la batteria e lì ho capito che volevo suonare la chitarra. Volevo suonare le mie canzoni e vedevo che era divertente suonare la chitarra, ho iniziato a suonare quella elettrica, mi insegnava mio padre le basi. Ho avuto queste band dove facevamo punk rock, suonavamo i Green Day, Blink 182, queste cose qua…

Poi ho iniziato piano piano a scrivere le mie canzoni, prima scrivevo in inglese e poi solo molto tardi, nel 2016/17, 2017 direi, ho scoperto davvero la musica italiana, soprattutto Brunori Sas. Ho sentito la canzone Lei, Lui, Firenze e ho detto: “Wow, forse esiste la bella musica italiana” perché per me prima la musica italiana era, con tutto il rispetto, Eros Ramazzotti, Laura Pausini, queste cose qua che non piacevano a me. Invece lì ho scoperto della bella musica italiana di cui io ero all’oscuro, ho scoperto la musica indie e ho detto “Se esiste questo tipo di musica la voglio fare anche io”. Ho scritto la mia prima canzone in italiano, Origano e Limoni. Questo è il riassunto di tutto.

Origano e limoni è una canzone che a me piace molto, la ascolto parecchio! Nella tua carriera hai partecipato anche al talent show Amici. Cosa ti ha lasciato dentro quest’esperienza? Cosa ti ha insegnato?

Bah, ti dico, Amici è stata una cosa un po’ particolare per me, perché sono arrivato davvero non preparato: avevo 19 anni, arrivavo da un periodo difficile perché mi avevano appena operato, non cantavo da 6 mesi, mi hanno chiamato: “Senti vuoi partecipare, vuoi venire a fare un provino?” Io sono andato ma non avevo mai guardato Amici, non sapevo cosa aspettarmi. Sono andato lì e l’ho giocata malissimo, ma oggettivamente non ero pronto, non ero proprio al livello, non so perché io sia entrato.

Quest’anno c’è un mio amico che partecipa, Esa Abrate, prodotto da Etta Matters, il mio produttore di fiducia; per questo l’ho guardato l’altro giorno e i livelli adesso sono davvero alti e io non so come ci ero arrivato, davvero… tra l’altro hanno proiettato una frazione di secondo in cui c’ero io, perché stavano parlando di Stash e i the Kolors (era lo stesso anno della sua partecipazione), mi sono visto e mi sono ricordato. Lì mi sentivo davvero fuori posto, non andavo d’accordo con nessuno tranne che con Elya, è stato difficile… quindi cosa mi abbia lasciato: uno, in quel momento lì pensavo di essere fortissimo, mi ha rimesso un po’ coi piedi per terra; cosa mi abbia lasciato di musicale… nulla sostanzialmente.

Itto

Mi ha fatto capire che è difficile avere successo in quell’ambiente lì: io dopo quello ho passato un periodo dove volevo smettere di fare musica, non so neanche quanto fossi determinato quando sono andato lì, mi ci sono trovato in mezzo, ho detto “Boh proviamo…”

Sicuramente se dovessi farlo adesso sarebbe tutta un’altra cosa, penso di essere più sicuro di me stesso, ricordo quando sono andato avevo fatto nella mia vita tipo 7-8 concerti prima di andare quindi mi sono trovato lì a dover suonare davanti a tre milioni di telespettatori e mi ricordo che tremavo alla prima puntata. Adesso concerti ne avrò fatti 200, non sono più cose che mi spaventano queste, adesso andrebbe diversamente ma non ci posso andare.

Ti voglio fare i complimenti perché il tuo ultimo singolo, Formentera, mi piace veramente tanto, è una bomba. Se potessi scegliere tre aggettivi per descriverlo, quali sarebbero?

Romantico, Estivo anche se è uscito a novembre per tutta una serie di coincidenze, io volevo che uscisse a settembre… doveva essere lo strascico dell’estate, i ricordi estivi… e poi Malinconico perché parla dei ricordi dell’estate. Quindi sì questi tre.

Nella tua discografia sono presenti molti singoli. Qual è quello a cui sei più affezionato?

25 agosto e Un’altra come me.

25 agosto a parte che è andata molto bene, è piaciuta molto a Spotify, è entrata in New Music Friday, mi ha fatto conoscere la mia attuale fidanzata perché 25 agosto è nata mentre eravamo in quarantena, in lockdown ad aprile. Io avevo conosciuto questa ragazza che aveva iniziato a scrivermi su instagram perché aveva ascoltato Mezz’ora.

Mi ha scritto, abbiamo iniziato a sentirci così; io mi sono innamorato tantissimo prima di averla mai vista, non dormivo, era una roba assurda; io le scrivevo tutti i giorni, una volta non sapevo cosa scriverle ma volevo farlo, avevo questa paura che mi dimenticasse perché non ci eravamo mai visti, ero solo uno che stava sentendo per messaggio.

Ho scritto questa canzone senza dirle nulla, l’ho postata su Instagram: c’erano molti riferimenti a noi perché volevo che capisse che era per lei, ma non potevo dirle perché sennò sembravo strano, le avevo scritto una canzone senza averla mai vista. Questa canzone è molto sincera, molto genuina, dice cose vere, non sono inventate; mi piace molto per quello.

Un’altra come me era la mia preferita prima di scrivere questa, sempre per lo stesso motivo: è una canzone con poco di inventato, tanti riferimenti a quello che sono io davvero tipo Non mi laureo che sono indietro, zero soldi ma c’ho talento sono cose che dicevo sempre perché non mi sono laureato ancora adesso; con la mia ragazza precedente scherzavo sempre dicendo “Ma sì c’ho il talento, prima o poi spacco”; era molto sincera anche questa.

Un’altra come me è una canzone che ascolto spesso, poi ti rimane in testa, è proprio un tormentone! Nel tuo futuro musicale resterai sempre fedele a questo genere musicale, indie, oppure tenterai altre strade?

In realtà mi trovo molto bene nell’indie, nell’etichetta indie perché lascia spaziare molto: io faccio pezzi come 25 agosto o Briciole che sono piano e voce,

poi un pezzo come Formentera è molto elettronico, con il drope e l’autotune; quindi mi piace che lasci molta libertà, anzi adesso sto cercando io di restringermi e fare cose un po’ più coerenti tra di loro. Indie non è proprio un genere, è più un modo di vedere le cose secondo me, un modo di scrivere perché per esempio tra me e Gazzelle o me e Calcutta non c’è niente in comune, sono proprio due pianeti diversi, tranne forse l’estetica di scrivere, certe immagini, più che altro a livello di testi. Sì, mi piace l’indie. (ride) Io in realtà quando devo mandare le mie canzoni a Spotify, quando bisogna scrivere in quale playlist la vedresti, io una volta scrivevo Indie Italia, Scuola indie; adesso in realtà una come Formentera non ci sta in Scuola Indie, non ci sta in Indie Italia… Certi pezzi che faccio non li considero indie, non saprei dirti, non per fare il superbo, uno in Italia che faccia il genere che faccio io quindi non so di che scena faccio parte di preciso. Però mi piace sperimentare.

Hai un genere preferito o è sempre l’indie il tuo amore assoluto?

In realtà io ascolto tantissimo rap, trap; sono cresciuto ascoltando il folk, i cantautori inglesi, mi piaceva tantissimo Jack Savoretti, Paolo Nutini, Jack Bugg, questa gente qua. Poi ho scoperto Brunori, sono passato al cantautorato italiano, ho ascoltato tantissimo l’indie più cantautoriale come Brunori e tanti altri.

Io ascolto un po’ di tutto, ultimamente ho iniziato ad ascoltare il raggaeton perché la mia ragazza ascolta solo quello. Quindi io sono aperto un po’ a tutto come ascolti e sono cose interessanti, fatte bene, le ascolto volentieri.

Itto

Hai un modello musicale a cui ti ispiri quando scrivi una canzone?

No, purtroppo no: ne ho tanti e si sommano un po’ tutti nel modo di scrivere forse, ma non saprei dirtene uno in particolare a cui mi ispiro, ma neanche come persona e come progetto; sono tutte cose molto personali e sono la somma di tante influenze, credo.

Tu vivi a Torino, una città molto viva e ricca dal punto di vista musicale. Quanto influisce l’atmosfera di quell’ambiente nella tua musica?

Lo dirò per la prima volta, non l’ho mai detto ufficialmente: io ho un po’ un rapporto conflittuale con la scena torinese, sono un po’ l’emarginato della scena perché una volta facevo folk, il cantautore poi è stato visto male da un po’ di artisti il fatto che fossi passato ad usare l’autotune, fare musica elettronica, rappare quindi non ha influito molto sul mio percorso la scena torinese. C’è un sacco di gente che trovo fortissima a Torino, ho fatto una playlist sul mio profilo personale di Spotify che si chiama Musica di Torino dove metto tutti quelli forti.

Adesso io, Etta Matters, Omar, F Briosky, Chris J Sandra, Esa Abrate (che adesso è ad Amici) stiamo cercando di creare un po’ una scena musicale sul genere che stiamo facendo noi, però la scena classica torinese non c’ha toccati più di tanto. C’è gente che io stimo tantissimo: Willie Peyote, Eugenio in via di Gioia, Bianco, Daniele Celona; c’è un sacco di gente fortissima, però sono un genere diverso da quello che facciamo noi.

Nella tua carriera hai fatto solo singoli e non hai mai raccolto tutto in un album. In un futuro penserai di fare un EP o un album?

Sì, noi avevamo fatto un album adesso che doveva uscire ad ottobre, novembre; avevamo tutte le tracce pronte; poi col fatto che ci fosse il Covid e non si poteva andare in tour abbiamo deciso di tenerlo lì. Adesso stiamo facendo uscire qualche singolo e dobbiamo ancora capire come andrà a finire questa cosa del covid perché se non si può suonare in giro è un po’ uno spreco pubblicare un album, è difficile spingerlo solo per via telematica, solo su Spotify; finisce che la gente ascolta uno o due pezzi e gli altri rimangono lì se non li puoi suonare dal vivo.

In realtà ci siamo accorti che tutti i pezzi che scrivo praticamente sono ragionati come singoli, ci sono davvero pochi che sono riempitivi e non stanno in piedi da soli, quindi facciamo uscire qualche singolo e poi vediamo. Stiamo valutando di fare, anziché l’album, fare due EP, Volume 1 e 2, separarli così. Perché buttarli fuori 10-12 insieme rischiamo di bruciare un sacco di canzoni carine.

Grazie per la bella chiacchierata!

Grazie a te per le belle domande.


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