Intervista a Foggy Project

Foggy Project

Foggy Project è un musicista e produttore che nasce in Sicilia per poi partire alla scoperta del mondo vivendo a Berlino e a Lisbona. Nella sua musica sperimenta nuove sonorità elettroniche usando la lingua portoghese.

In questa chiacchierata abbiamo parlato delle diverse città in cui ha vissuto, di come l’estero viva la musica emergente, del suo nuovo singolo Ahi! Buongiorno e di molto altro!


Ciao e benvenuto Foggy Project! Tu sei nato in Sicilia ma attualmente vivi a Lisbona. Cosa porti della Sicilia e cosa di Lisbona nella tua musica?

Ciao! Esattamente, io sono di Palermo e dopo qualche viaggio sono finito a Lisbona, città dove ormai vivo da 8 anni.

Sicuramente le esperienze e i luoghi visitati negli ultimi anni hanno influenzato tanto la mia musica perché ho assorbito tanto.

Dalla Sicilia mi porto un bagaglio di esperienze e concerti. Oltre alla mia prima formazione musicale, che piano piano si è modificata fino ad arrivare a sonorità più varie e meno “italiane”.

L’impatto con una capitale con tante influenze e musica da tutto il mondo mi ha aperto a nuove sonorità. Anche dovuto al cambio di lingua, soprattutto l’esigenza di comporre è stata facilitata da quando vivo qui, dall’uso di macchine elettroniche come Drum Machine, Sequencer e Samplers, dandomi la possibilità con l’elettronica di essere molto indipendente.

Credi che in Portogallo ci sia un’attenzione migliore alla musica sperimentale rispetto all’Italia?

Quello che noto è un’attenzione diversa rispetto chi fa musica anche “nel piccolo”, anche se il Paese ha dimensioni ridotte e in proporzione c’è meno rispetto l’Italia, mi ha sempre affascinato il fatto che ci siano tantissimi Festival di musica alternativa, e tante radio che continuano a passare band emergenti con frequenza, dal rock all’elettronica e così via.

In Italia vedo un grandissimo cambiamento negli ultimi anni, si tende forse a voler fare subito successo con canzoni scritte a tavolino, e sembra che questo alla fine stia anche funzionando, tagliando fuori molto dall’underground. Almeno è la percezione che ho da fuori.

Foggy Project

Nel corso della tua vita hai vissuto anche a Berlino, dove hai trovato l’ambiente musicale migliore: in Germania, in Portogallo o in Italia?

Non saprei dire se migliore o peggiore, ma sicuramente diverso, specialmente a livello di dinamiche live riguardo i locali dove si suona. Di base ci sono caratteristiche in comune, che poi hanno differenze anche per dei contesti culturali ben diversi tra questi tre Paesi.

Di Berlino mi piaceva tanto che in ogni locale andassi c’era sempre musica elettronica, non solo ovviamente, ma era come vivere un sabato qualsiasi giorno della settimana in maniera uguale.

In quel periodo a Berlino in realtà avevo fatto una pausa con la musica, lavoravo in un ristorante e facevo tutt’altro.

Sento che Lisbona è stata decisiva perché avevo subito ripreso a suonare con una street band, delle macchine da guerra che suonavano 3 ore a concerto in ogni contesto. Lì mi sono dovuto subito adeguare e mettere al passo, finché poi non ho creato questo mio progetto con un bagaglio del tutto diverso.

Il tuo nuovo singolo è Ahi! Buongiorno descrivilo usando tre aggettivi.

Ironico, groovy e riflessivo.

La tua musica in questo brano nasce dall’incontro tra l’elettronica tipica del nord Europa e ritmi tribali. Come sei riuscito ad unire questi due mondi musicali?

Proprio attraverso i viaggi e il percorso che ho fatto, in questo brano come penso anche negli altri.

Mi sento forse più “europeo” a livello di gusti musicali, anche se negli ultimi anni l’approccio con stili musicali che prima non ascoltavo mi ha influenzato tantissimo, come Afrobeat, Samba, e in realtà anche tanta elettronica francese.

Alla fine ho unito il tutto in maniera molto spontanea e adesso quando compongo credo che avvenga naturalmente il processo di mischiare tutto insieme, sicuramente con alla base il mio gusto e la mia personalità.

Il testo della tua canzone richiama il film “Arancia Meccanica”, quali elementi del film ti hanno colpito maggiormente tanto da scriverci una canzone?

La scena in cui il protagonista Alex DeLarge è costretto a guardare i filmati bloccato sulla sedia e con gli occhi sbarrati, mi richiama metaforicamente quello che facciamo volutamente noi tutti i giorni con i Social.

Assorbiamo tanto, empatizziamo e ci lasciamo influenzare tanto da quello che vediamo, quindi senza voler giudicare nessuno, questo brano parla un po’ di questo, in maniera chiaramente ironica e un pizzico riflessiva, lasciando un punto di domanda aperto.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

In questo preciso presente mi dedicherò molto a promuovere questo singolo e continuerò a suonare spero tanto, nel frattempo sto lavorando ad un doppio EP con alcuni brani che attualmente suono già dal vivo, e chissà non arriverà il momento di iniziare a lavorare ad un secondo disco!


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