Intervista a Bernardo Sommani

Bernardo Sommani

Il cantante Bernardo Sommani propone un genere di cantautorato fresco ed eterogeneo chiamato “libero”. Nel corso della sua carriera Bernardo Sommani ha condiviso il palco con nomi importanti della musica come Caparezza, Zen Circus, The Giornalisti.

In questa chiacchierata abbiamo parlato del suo modo di fare cantautorato, dei suoi primi concerti a 12 anni, del suo nuovo singolo Granello di sabbia e di molto altro!


Ciao e benvenuto Bernardo Sommani! Tu definisci il tuo stile musicale un cantautorato libero, che cosa lo rende così diverso dal resto del mondo cantautorale?

Non so rispondere, andate ad ascoltare le mie canzoni e fatemi sapere se vi sembrano uguali o diverse dal resto del mondo cantautorale…lo definisco cantautorato libero perché non si pone limiti di genere e non ho mai accettato di essere vincolato o controllato artisticamente.

Non ho mai avuto produttori artistici e nel tempo (parecchi anni…) ho imparato a curare personalmente tutti gli aspetti della produzione musicale: scrittura, arrangiamento, registrazione e produzione permettendomi di fare musica in maniera completamente autonoma. Un tempo lo avremmo definito indipendente. Oggi questo termine ha assunto un altro significato che ha poco a che vedere con l’indipendenza.

Il tuo cammino nel mondo della musica inizia da giovanissimo quando a soli 12 anni fai i primi concerti con la tua band. Un’età veramente precoce! Cosa ti ricordi maggiormente di quel periodo?

A ripensarci oggi è stata una fortuna incredibile. Eravamo tutti coetanei e Pietro (il batterista) aveva una sala prove in casa, ci trovavamo in quella bellissima sala insonorizzata e suonavamo per ore, era divertentissimo e liberatorio. Ricordo che iniziammo da subito a scrivere brani originali, conoscevamo solo pochi accordi, erano brani molto basilari e per noi suonare a tempo era ancora una vera impresa, ci unii tantissimo creare musica insieme, ci permetteva di dire questi siamo noi!

La prima adolescenza (scuole medie) rappresenta un periodo emotivamente molto complicato, la musica ci permetteva di sfogarci esplorando le nostre emozioni.

Ricordo molto bene la sera del mio primo concerto, suonammo solo tre brani sgangherati atteggiandosi da veri rocker davanti ad un pubblico composto, quel giorno capii che avrei voluto fare il musicista.

Bernardo Sommani

Hai suonato in Italia e all’estero nel corso della tua carriera, dove hai portato il pubblico più interessato alle nuove proposte musicali come la tua?

Molto spesso sento dire che cantare canzoni originali in italiano all’estero non abbia senso, in realtà ho avuto bellissime esperienze con persone molto attente ed interessate. Io credo che la musica vada oltre le parole, l’aspetto fonetico-sonoro è universale.

Nella mia esperienza in Svizzera, Olanda, Belgio e Germania il pubblico è più educato, sembra quindi più attento. Però in Puglia ed in Campania ho trovato scene musicali affiatatissime fatte da persone davvero appassionate, quindi davvero non saprei rispondere con certezza.

Nei tuoi concerti hai condiviso il palco con nomi importanti della musica come Caparezza, The Zen Circus, The Giornalisti ma anche personalità internazionali come Selton. Cosa ti hanno insegnato maggiormente questi grandi artisti?

La cura di ogni dettaglio, la dedizione costante e la perseveranza.

Gli Zen Circus hanno fatto tantissimi anni di gavetta prima di arrivare ad essere consacrati come gruppo rock di riferimento a livello nazionale.

Con i TheGiornalisti suonai al Borderline di Pisa, a loro era appena uscito il primo disco ed ancora non se li filava nessuno. Al concerto vennero poche decine di persone, la maggior parte erano miei amici di Pisa. I TheGiornalisti non piacquero molto, poi Tommaso Paradiso è diventato un riferimento del pop italiano… Da lui ho capito quanto nel mondo di oggi la musica sia solo un contorno e quanto sia importante andare in trasmissioni come Quelli che il calcio per essere ascoltati….

D’altronde in quegli anni Caparezza cantava “chissene frega della musica….”

Il tuo nuovo singolo è Granello di sabbia, descrivilo usando tre aggettivi.

Aperto, dolce, malinconico.

In questa canzone la malinconia è il protagonista assoluto che si unisce a quell’amore che vive durante la notte. Secondo te il mondo delle tenebre come aiuta il sentimento più importante della vita dell’essere umano?

Io parlo di notte e non di tenebra, i concetti sono leggermente diversi.

La notte tendenzialmente le convenzioni sociali si sfaldano e le persone si lasciano andare, la fauna della notte è decisamente più pittoresca e variegata di quella che trovi per le strade di giorno.

La notte mi nutro d’amore cercando di cogliere la bellezza nella spontaneità che mi circonda… o semplicemente mi nutro d’amore dormendo accanto ad una persona che amo.

È un brano che evolve, cresce, muta per poi svanire tra le onde del mare. Credi che anche l’amore possa fare un percorso del genere?

Certamente. Les Feuilles Mortes è una poesia di Jacques Prevert che è stata musicata e resa celebre da Yves Montand. La versione inglese (Autumn Leaves) è tra gli standard jazz più eseguiti e conosciuti al mondo.

La poesia di Prevert conclude dicendo “Et la mer efface sur la sable, les pas des amants desunis” (ed il mare cancella sulla sabbia, i passi degli amanti disgiunti), un’immagine meravigliosa.

Luigi Tenco dice di essersi ispirato alla progressione armonica di questa canzone per scrivere la celebre mi sono innamorato di te ed in Granello di Sabbia cito la frase di Tenco “la notte ti vengo a cercare”.

Il granello di sabbia rubato alle onde del mare è forse un tentativo di farlo restare, contro la consuetudine degli eventi….

Poi è solo un granello. In fondo, noi cosa siamo?

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Sto completando le registrazioni del nuovo album che uscirà a Maggio 2024.

Spero di riuscire a portarlo dal vivo il più possibile!


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