Intervista ai The Sun

The Sun

La band The Sun è una realtà davvero interessante della musica di nicchia italiana. La loro storia inizia come tante altre band con i primi concerti, il sogno di diventare rockstar e l’arrivo del successo che li porta a condividere il palco con nomi importanti della musica internazionale.

Ma non è tutto rosa e fiori nel mondo della musica. La band attraversa un periodo di cambiamento profondo a livello artistico e umano che porta con sé un vero cambio di rotta nella loro musica.

In questa chiacchierata con il cantante Francesco Lorenzi abbiamo attraversato le principali tappe di una carriera lunga 25 anni fatta di musica, libri e non solo.


Ciao e benvenuto! Io vi ho conosciuto ai tempi di MTV e TRL. In quel periodo voi avevate iniziato la fase The Sun dopo Sun Eats Hours. Come vi siete sentiti ad arrivare ad un programma iconico come TRL dopo che avete aperto i concerti degli Offspring e di altre band del genere?

Sicuramente in quel momento (2010) venivamo da un momento di grande trasformazione, di grande cambiamento. Il mondo legato a tutto ciò che aveva a che fare con TRL era qualcosa in un certo modo non così usuale per noi. Abbiamo vissuto quelle esperienze con grande gioia.

Per noi era inusuale fare cose semplici come quelle che sono le ospitate televisive senza dover fare grandi sacrifici, era un mondo che non ci apparteneva. E io dico per fortuna sotto certi punti di vista. Sicuramente sono state esperienze piene di gioia. Un modo per far conoscere le nostre canzoni nuove in italiano ad un pubblico che poi nel tempo ha scoperto cosa c’era dietro le nostre canzoni.

Hai specificato in italiano, perché prima cantavate soprattutto in inglese. Come è stato il cambiamento dall’inglese all’italiano?

È stato un processo di incontro più autentico con me stesso. Un processo che è avvenuto attraverso il rapporto più importante della mia vita. Che ci piaccia o no il rapporto più importante della nostra vita è quello con Dio. Soltanto attraverso questa relazione con il Padre ho potuto scoprire più autenticamente me stesso.

Quindi anche piano piano sentire che dentro questa relazione c’era l’opportunità di togliermi delle maschere. Scrivere in inglese era un voler da un certo punto di vista emulare quello che avevo iniziato a conoscere di altri artisti. Ma in realtà ciò che muoveva il mio cuore in quel periodo di cambiamento urlava di essere cantato e scritto nella mia lingua madre. Solo che per poter fare questo richiedeva un grande affidamento perché noi suonavamo più all’estero che in Italia.

La maschera dell’inglese funzionava da un certo punto di vista professionale. Però ci metteva anche dentro una griglia. Invece quello che mi veniva chiesto in quel momento era di riuscire ad esprimere veramente quello che stavo vivendo in italiano con tutte le conseguenze che questo comportava.

Cioè essere veramente capito dalle persone intorno a me. L’inglese, soprattutto nell’ambiente musicale che frequentavamo, era veramente più un suono ma le persone non si soffermavano su quello che dicevi veramente. I testi, fossero superficiali o profondi questo lo lascio decidere ad altri, restavano incompresi.

Mentre quando canti nella lingua almeno un tot delle persone attorno a te sapranno esattamente quello che stai dicendo.

Voi The Sun non siete la classica band per teenager ovviamente. Infatti ciò che vi caratterizza, oltre agli impegni musicali, sono anche le partecipazioni agli eventi come la giornata mondiale della gioventù e cose del genere. Com’è essere una band cristiana al giorno d’oggi?

È una grande benedizione. Una grande liberazione anche rispetto a tutto quello che solitamente il fare musicisti comporta. Nel senso che abbiamo la libertà e i fatti lo dimostrano che è tanto evidente. Questa libertà arriva dal cammino di fede che viviamo. La musica non è solamente dentro certi schemi. Essa diventa un’espressione dell’anima, dell’umanità, della nostra parte più profonda, eterna, sconfinata.

L’opportunità anche di andare a suonare a grandi eventi di fede come la giornata mondiale della gioventù o di raduni di vario genere a cui abbiamo partecipato nel corso degli anni è veramente una grande benedizione.

Averlo saputo prima ci sarei andato prima. Ma tante volte non conosciamo quanto sia bello poter anche vivere la musica con questa libertà. Perché quello che ci viene proposto dai media in generale è una musica che sta dentro certi stili. Invece Gesù Cristo ti libera dalle aspettative degli altri e ti permette di vedere oltre.

The Sun

Tu sei anche scrittore, hai pubblicato due libri. Uno in cui hai raccontato tutto il percorso di cambiamento e di crescita tua e anche della band. Nell’altro la guida spirituale per affrontare i propri demoni interiori e per avere una rivincita su di loro. Come ti approcci alla scrittura di un libro rispetto a quello del testo di una canzone?

Sono due cose tra loro molto diverse, ma che hanno un fine comune. Per me la musica, i testi, i libri ma anche i viaggi che propongo, gli itinerari, qualsiasi iniziativa che mi viene ispirata la vivo come un servizio. Come un qualcosa dove il centro è Che bene c’è che può fare alle persone, cosa serve in questo momento. Quindi i testi delle canzoni e i libri hanno degli sviluppi profondamente differenti ma di fondo il motivo per cui mi approccio ad entrambi è lo stesso.

La musica arriva in un certo modo, i libri in un altro. Ma stanno dicendo essenzialmente la stessa cosa. La cosa più bella sarebbe per me piano piano nel tempo a far sì che tutta la vita sia questo. Che ogni relazione, ogni intenzione, ogni piccolo grande progetto, dal post su Facebook al libro da 400 pagine sia un’espressione di una unità di cuore. Che sia un’espressione di voler bene, di volersi bene a noi stessi, all’altro. Saper accogliere questo amore che c’è e che è preparato per noi. Che tante volte non cogliamo perché non ci accorgiamo di quanto siamo speciali. Di quanto bello e buono c’è già dentro di noi. Non per merito ma perché c’è stato dato.

In questi due libri hai raccontato momenti anche quelli più delicati soprattutto nel primo libro. Tutte le difficoltà che tu e la tua band avete attraversato nel momento di cambiamento da Sun Eats Hours a The Sun. Come è stato per te affrontare, rivivere anche, questi momenti per poi raccontarli al pubblico?

È stata anche questa un’esperienza di grande introspezione e grande confronto con me stesso, con le mie paure, i miei demoni, le mie difficoltà. Tutte le cose che ritenevo private, quel privato che non vuoi dare agli altri.

Invece nella relazione con il Signore avviene questo processo di liberazione della propria necessità di difendersi dai propri cattivi ricordi o dalle proprie zone d’ombra. Per scrivere questi libri io ho dovuto accettare di guardare quello che dentro di me era ombra per poter sottolineare la luce. È molto importante che dentro di noi troviamo quelle risorse per renderci conto che siamo fatti di luce e di ombra.

Soltanto guardandole entrambe con onestà possiamo anche scegliere di stare nella luce. È stato necessario per dare un servizio agli altri riuscire ad affrontare e a scrivere quelle che erano le parti di cui andavo meno fiero della mia storia, della mia vita.

Con la vostra musica siete andati oltre i confini nazionali. Attualmente avete fatto anche degli eventi in Portogallo. Come vi siete sentiti a scoprire che eravate richiesti anche oltre l’Italia?

Questa è stata la terza volta che torniamo in Portogallo, è stata una grande gioia. Nel corso degli ultimi 7-8 anni abbiamo suonato praticamente ogni anno all’estero in tanti posti. La musica trova una sua strada e la storia dei The Sun è così particolare che nel corso del tempo è stata accolta, raccolta e proposta in diversi Paesi. Anche per noi insperati inizialmente perché cantando in italiano pensavamo che tutta la nostra vicenda all’estero si fosse conclusa.

Invece negli ultimi 6-7 anni abbiamo viaggiato tantissimo. I The Sun hanno suonato in tanti Stati di nuovo e anche l’evidenza di questi mesi, essere stati nuovamente in Spagna e in Portogallo e ad ottobre torneremo in Israele sono tutti dei segnali di come la musica sia una forza che va oltre i confini quando è supportata da qualcosa di più.

Parlando sempre di estero, parliamo di uno dei vostri ultimi progetti. Avete tradotto uno dei successi degli Hill Song, I surrended. Questa canzone ha anticipato l’uscita dell’album Magnifico nome pubblicato dall’etichetta che hai fondato. È stata la prima pubblicazione o avevate altri progetti?

Questo è il primo lavoro a livello di pubblicazione fisica del cd. L’etichetta ha già pubblicato oltre 70 lavori in digitale. Questo è un progetto talmente importante e speciale che ovviamente ha un peso particolare. Siamo molto felici perché è un disco eccezionale, sono delle canzoni che rappresentano il cuore della musica d’ispirazione cristiana a livello mondiale. È un’opera artistica di grandissimo valore, sia musicale che spirituale.

Per me è stato un onore poter lavorare in modo approfondito alla produzione esecutiva di questo grande disco. Di poter adattare tutti i loro brani e anche scegliere, sentire la chiamata a servire le canzoni attraverso anche la scelta dei cantanti giusti, delle persone giuste che potevano dare non solo il miglior risalto ma soprattutto la maggiore autenticità a ciò che veniva cantato.

Ti faccio i complimenti perché fondare un’etichetta discografica è una grande cosa.

Ti ringrazio. Mi reputo molto fortunato perché il mio caro socio, l’avvocato Ricci, è sicuramente la persona su cui si basa la parte più operativa di quest’esperienza discografica. Lui è la vera colonna portante del progetto. Io l’ho sposato insieme con lui e ci credo molto perché arrivi ad un certo punto in cui ti è chiaro che devi fare qualcosa soprattutto se la vita ti dà l’opportunità di essere, pur nel mio piccolo, “in una certa posizione”. Nel senso che i The Sun in un modo tra l’altro involontario, ci è stato proprio dato, sono diventati nel corso degli anni il riferimento di un genere musicale. Nel corso di questi anni sempre più spesso in me nasceva la necessità di creare un’etichetta discografica che potesse dare voce in modo unitario, comunitario e anche professionale ad altri artisti che sono veramente di grandissimo valore che meritano ascolto, supporto.

Quindi chi è davanti anche ha il dovere di tracciare una strada e di dare un’opportunità anche a chi magari fa più fatica.

Torniamo al progetto The Sun. Il vostro ultimo singolo che avete pubblicato in questo 2022 è La mia legge di attrazione. Racconta la forza di andare avanti nei propri sogni e progetti nonostante tutto. Io ascoltandola ho trovato quasi un collegamento con il singolo Un buon motivo per vivere. Fosse una maniera di ripartire, di tornare a portare speranza dopo il periodo della pandemia e del lockdown.

Hai già detto tutto tu. (ride NDR) è stata questa la prima canzone pubblicata dall’etichetta La Gloria (fondata da Francesco). Arrivavamo all’inizio di quest’anno da un tempo veramente oscuro, soprattutto per le persone più libere di vedere tra le righe di quello che stava succedendo.

Quindi è importante cantare la forza di volontà, la determinazione che soltanto noi ci possiamo dare. Anche a cambiare, camminare, a fare la nostra parte. Sono stati due anni pieni di lamentele ma in tanti momenti è sembrato anche a livello sociale non ci fosse la consapevolezza che ognuno di noi decide. Ognuno di noi ha una responsabilità su di sé, sulle proprie decisioni, immobilità, azioni. La canzone canta il desiderio di ripartire, vivere la vita in modo pieno.

Fa riferimento agli anni 80 anche perché c’è secondo me un sano ritorno al desiderare quel tipo di relazioni autentiche, quello stare insieme fatto di vita, affezione, empatia, comunione che in questi anni un certo sistema ha cercato di bloccare attraverso un uso massivo della tecnologia, isolamento, situazioni che però hanno affaticato molto il cuore. Il cuore dell’uomo ha una necessità totale di essere in relazione con l’altro. Questo è importantissimo.

Prima avevi accennato al vostro viaggio in Israele che anche quest’anno tornerà ad ottobre. Lo farete insieme ai vostri fan e a chi vi segue. Come è nata la genesi di questo progetto?

Dopo essere stati nel 2011 e 2012 per suonare e fare esperienze in Terra Santa ci siamo resi conto che è veramente una chiamata quella di aprire questa esperienza anche a persone come noi non l’avrebbero mai fatta con le diocesi, parrocchia. Ma che magari con il nostro aiuto avrebbero avuto l’opportunità di chiedersi Può far per me quest’esperienza, questo viaggio? Allora abbiamo cominciato a fare questa proposta nel 2014 poi dal 2016 con il nostro fanclub L’officina del sole.

È una delle proposte che noi amiamo e custodiamo di più. Un viaggio in Terra Santa ti cambia la vita in modo particolare se viene fatto seguendo certi criteri che i nostri viaggi in qualche maniera propongono. C’è la parte del cammino sui luoghi della storia della salvezza di Gesù, ma poi ci sono una serie di altre cose che è importante unire a questa esperienza di pellegrinaggio.

Innanzitutto la relazione, l’amicizia, la musica, l’incontro autentico con le comunità locali. Questo viaggio rappresenta un po’ il fiore all’occhiello delle proposte che noi facciamo. Ad ottobre finalmente torneremo facendo un grande concerto a Nazareth che anche solo dirlo questo mi emoziona.

Oltre a questo progetto, cosa bolle in pentola The Sun e non solo?

Come vedi abbiamo tante iniziative. A metà agosto ci sarà un ritiro di tre giorni che si chiama Weekend sull’amore. Una proposta che facciamo sempre con L’officina del sole. È un seminario che vuole approfondire i temi della seduzione e dell’amore. Un’iniziativa che è andata sold out in cinque giorni, la rifaremo tra qualche mese.

La tournée continua e presto usciremo con un nuovo singolo che dà il via ad un nuovo progetto. Poi c’è il disco nuovo. In più quest’anno a dicembre faremo i 25 anni della band quindi ti lascio immaginare che ci sarà qualcosa di speciale.


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