Intervista ai kardada

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Il duo kardada è un ponte musicale che unisce la Svizzera e l’Italia. Ma nella realizzazione del suo album d’esordio la musica ha abbracciato altri Stati come America, Francia, Spagna, Venezuela… praticamente tutto il globo racchiuso in un disco!

In questa chiacchierata abbiamo parlato della nascita del duo, del loro nome, del loro album d’esordio Anima(lità) e di molto altro!


Ciao e benvenuti! Il 2022 per voi è stato molto produttivo! Avete pubblicato un gran numero di singoli e adesso il disco di debutto. Qual è stata la scintilla che vi ha fatto dire “Ehi iniziamo a fare musica!”?

[kandrax] In realtà Iris sono anni che fa musica. È stata anche finalista a The Voice of Switzerland. Invece per me è una novità.

[Iris Moné] Sì, era da molto che ci dicevamo che ci sarebbe piaciuto fare qualcosa insieme, ma non avevamo mai concretizzato. Probabilmente è stato il lockdown a darci la spinta giusta. Un altro disco da quarantena, insomma ah ah

Il nome del vostro duo kardada si rifà al villaggio svizzero dove vi siete conosciuti quando eravate ragazzi. Come mai avete deciso di portarlo come il nome del vostro progetto?

[kandrax] Volevamo qualcosa che fosse comune a entrambi, qualcosa che ci legasse, e dopo qualche tentativo ci è venuta questa idea Cardada – abbiamo cambiato la k, per ragioni di copyright, e anche perché io ho un debole per la kappa ah ah. Comunque suona bene in tutte le lingue, e questo è un vantaggio.

Il vostro album di debutto Anima(lità) sembra avere una doppia lettura, l’anima umana ma anche i tratti che richiama il mondo animale. Ha un significato preciso?

[Iris Moné] Spesso nelle mie canzoni parlo di anima, di sviluppo spirituale, di ricerca di sé e del proprio scopo nella vita… kandrax invece ha questa teoria che la spiritualità consista nell’accettare la nostra corporeità e la bellezza delle cose materiali. Senza sensi di colpa. I brani di anima(lità) portano in loro questa dualità, proprio perché sono le nostre visioni del mondo. Siamo un po’ spiriti e un po’ animali.

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È un lavoro discografico creato a distanza che abbraccia tutto il mondo. Iris ha lavorato dagli Stati Uniti, kandrax dalla Svizzera. Poi tutti i musicisti che hanno collaborato hanno lavorato dalla Francia, Germania, Svezia, Venezuela… Quali sono stati i pro e i contro di lavorare diciamo in “smart working”?

[kandrax] A parte il problema del fuso-orario, direi quasi solo aspetti positivi. Io lavoro molto bene da remoto e mi permette anche di superare una certa timidezza. Tutte le collaborazioni sono nate da un contatto via email: del genere “Ciao, mi piace quello che fai. Possiamo fare qualcosa insieme?”. Una faccia di tolla che non avrei, in presenza.

Diverse sono le collaborazioni presenti in questo album, qual è quella di cui andate più fieri?

[Iris Moné] Sono tutte molto diverse e preziose; a me personalmente, ha colpito molto sentire Benny Elle cantare La mia felicità. È un pezzo che ho scritto diverso tempo fa e che faceva parte del mio repertorio: sentirla cantata da qualcun altro, soprattutto da una voce maschile, è stata un’esperienza molto bella. Poi Benny è bravo: ha fatto la scuola di Mogol, non è solo un interprete, per cui ha una sensibilità artistica a tutto tondo.

Una delle canzoni che mi ha colpito di più è Caotico destino, come è nata?

[Iris Moné] kandrax ha scritto il testo esattamente com’è e nella prima demo e io l’ho cantata senza pensarci, quasi rappandola. Lui è moooolto sensibile a quella che chiama la “prosodia delle parole” e evidentemente gli è piaciuta perché ha validato la melodia senza esitazioni. Io avevo qualche dubbio, invece.

[kandrax] Quando ho sentito la prima versione ho subito pensato a un ritmo afrobeat. Era appena uscito il nuovo album di Fireboy DML che ascoltavo in loop e credo che sia quello che mi ha spinto a cercare qualcuno che potesse aiutarci ad andare in una direzione di questo tipo. Ho fatto qualche ricerca e ho ascoltato i lavori di Zack, l’ho contattato e lui all’inizio ha fatto il beat. In un secondo tempo, gli abbiamo proposto di scrivere il bridge in lingua kamba.

BLU Kalifornia è la traccia dell’album più dance che fa ballare sin dalle prime note. Come mai avete deciso di dare una spinta dance in un album dove sembrano che le ballad siano le protagoniste?

[Iris Moné] È la traccia che più rappresenta la nostra collaborazione: io e kandrax abbiamo gusti diversi, ma su BLU Kalifornia abbiamo trovato un terreno di intesa. La prima versione è molto funky, come piace a me…

[kandrax] …quando me l’ha mandata, mi sono detto: Eccola qui, ce l’ha fatta a rifilarmi la sua solita funkata ah ah.

[Iris Moné] L’arrangiamento ha trasformato il pezzo ed è uscita questa versione godibile e danzabile. Che, tra l’altro, come singolo è uscita in versione remix, ancora più dance.

[kandrax] Sì, visto che Iris durante il lockdown “soffriva” sotto il sole della California, io ho pensato ai miei giorni chiuso in casa a Milano, per cui la versione mix si chiama Grigio Bikokka, come il quartiere in cui vivevo.

Quali sono i vostri prossimi progetti?

[kandrax] Stiamo lavorando ad alcuni remix, per un EP che uscirà verso fine anno. E in questi giorni, stiamo registrando un pezzo inedito molto particolare, un’idea di cui parliamo… da 15 anni? (Iris annuisce)

[Iris Moné] Da parte mia, invece, sto scrivendo parecchio per una mia ex allieva che ha una voce spettacolare. Come kardada, ci piacerebbe scrivere e produrre canzoni per giovani talenti. Ma il focus nelle prossime settimane è sulla promozione di “anima(lità)”: è un album che ci piace e speriamo di farlo conoscere a chi potrà apprezzarlo. Tra l’altro: grazie mille per il tuo lavoro di divulgazione degli artisti emergenti… è fantastico!

[kandrax] …e mi stai facendo scoprire un sacco di artisti interessanti… prevedo molte email nel mio futuro prossimo venturo ah ah.


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