Intervista ai Baseball Gregg

Baseball Gregg

Il duo Baseball Gregg è nato da due ragazzi per unire il mondo della musica italiana insieme a quello americano. In questo 2022 la band ha anticipato l’uscita del loro nuovo album con tre EP rilasciati durante l’estate.

In questa chiacchierata abbiamo parlato delle differenze tra la musica italiana e americana, delle musicassette, di James Joyce, del loro album Pastimes e di molto altro!


Ciao e benvenuti! Come mai avete deciso di fare musica insieme unendo il mondo dell’Italia a quello della California?

Luca: Io e Sam ci siamo conosciuti nel 2013, quando studiava Matematica all’Università di Bologna. Al tempo suonava in un gruppo di Stockton, California, chiamato Satan Wriders. Mentre io ero negli Absolut Red, band che avevo formato al liceo con dei miei amici di Sasso Marconi.

Entrambe le esperienze erano alla fine del loro fisiologico percorso. Sia io che Sam avevamo voglia di registrare alcuni pezzi perché avevamo trovato molte affinità sia dal punto di vista amicale che come gusti musicali. I pezzi poi sono stati notati da un’etichetta di Modena, chiamata La Barberia. Assieme alla Harlot di Brooklyn ha pubblicato la nostra prima cassetta a settembre 2014, e lì è un po’ nata l’avventura dei Baseball Gregg.

Secondo voi la musica italiana e quella americana hanno più punti in comune oppure divergenti?

Luca: In questo momento il mercato italiano è inevitabilmente influenzato da quello statunitense. Detto questo, in Italia ci sono condizioni economiche a mio avviso più favorevoli per fare musica all’interno della scena underground indipendente rispetto agli Stati Uniti. È più semplice suonare e venire pagati ed esiste una micro-economia paradossalmente più florida rispetto a quella americana a parità di “fama” e di numeri.

In generale credo che l’Italia abbia il pregio di avere un consumo musicale molto “italiano” rispetto ad altri stati europei. Però al contempo nel nostro genere non esiste una vera e propria scena autoctona. Quindi le band che cantano in inglese e suonano un genere di nicchia come il nostro debbono inevitabilmente rivolgersi a un mercato internazionale per avere un certo grado di attenzione.

Il vostro EP omonimo di debutto è uscito nel 2014 su musicassetta, un bel tuffo nel passato che ha reso felici i nostalgici! Voi siete team musicassetta, cd o musica liquida?

Luca: Beh, tendenzialmente consumiamo musica principalmente su internet; io ascolto quasi sempre via Spotify o YouTube, mentre Sam scarica la maggioranza della musica che ascolta.

Le cassette, i vinili e i CD, però, sono comunque molto utili. Perché permettono agli artisti indipendenti di avere un ritorno economico dai propri album. Cosa che con i servizi di streaming è molto difficile per chi ha dei numeri inferiori sotto a una certa soglia.

Baseball Gregg

Nel 2019 avete fatto un tour che ha attraversato gli Stati Uniti e l’Europa. In quale Stato avete trovato il pubblico più caloroso?

Luca: In Texas e in Islanda ci sono stati i concerti più divertenti e affollati, anche se ricordo un concerto pressoché deserto a El Paso. E un altro – sempre in Texas – a Houston in un luogo molto inquietante, dove appena abbiamo finito di suonare siamo scappati via.

A Reykjavik abbiamo fatto un concerto in un teatro stupendo davanti a 300 persone. Anche noi non abbiamo capito bene come è successo che siamo finiti in quel festival così figo. Visto che anche in Italia al massimo suoniamo in posti come il Freakout qui a Bologna che hanno una capienza di 80-100 persone al massimo.

Il 2022 è stato un anno molto intenso per voi. Per anticipare l’uscita dell’album Pastimes avete pubblicato tre EP, uno al mese durante l’estate. Come mai avete attuato questa mossa strategica?

Luca: Perché, innanzitutto, 20 brani erano un po’ troppi – a nostro avviso – da pubblicare in una botta sola, meglio diluirli in tre release. Inoltre dal punto di vista musicale i brani erano molto eterogenei all’interno dell’album. Quindi abbiamo creato tre piccole uscite – coese fra loro – che potessero anticipare al meglio alcuni nuclei narrativi e temi del lavoro.

James Joyce è un personaggio molto presente in questa trilogia di EP e nell’album. Infatti le copertine ritraggono sua figlia, stella della danza. Mentre Pastimes richiama una sua citazione. Cosa vi ha portato a legare il vostro progetto a questo scrittore?

Luca: Lo scorso dicembre sono successe due cose parallele che hanno dato vita al nostro nuovo album. Ho preso in prestito alla biblioteca Sala Borsa di Bologna le Lettere di James Joyce, e Sam ha deciso di trasferirsi in Italia per un anno. Solitamente i nostri album nascono d’estate, da incontri fugaci, durante le vacanze o a distanza, su internet. Dall’ultima volta che io e Sam ci eravamo visti erano passati due anni. Era il novembre del 2019 e ci eravamo incontrati a metà strada tra la California e Bologna, in Islanda, per suonare a quel festival a Reykjavik di cui parlavo poco fa, appunto.

In questi due anni il mondo è cambiato, e siamo cambiati un po’ anche noi. Per ritrovarci abbiamo quindi cercato di recuperare l’atmosfera degli inizi, quando abbiamo pubblicato la nostra prima cassetta nel 2014. Nei primi mesi di quest’anno ci siamo chiusi in casa e abbiamo scritto assieme dei brani – cosa che praticamente non era mai successa prima, dato che abbiamo sempre lavorato principalmente a distanza -, trascorrendo i pomeriggi d’inverno assieme in quello stesso appartamento dove avevamo scritto e registrato le nostre primissime canzoni. Mentre passavo le giornate a suonare e registrare con Sam, continuavo a leggere le lettere di Joyce, le quali sono diventate una presenza importante all’interno della lavorazione del disco, influenzandone il titolo, la copertina degli EP, e i testi.

Ulysses è stato pubblicato da un’editrice di Parigi, Sylvia Beach (anche lei citata in un brano dell’album), cent’anni fa, nel 1922: il libro è ambientato il 16 giugno del 1904 a Dublino; per questo motivo abbiamo scelto di pubblicare il primo EP tratto da Pastimes, Parrots & the Park, in quella data, che viene ricordata dagli amici e dai lettori di Joyce in giro per il mondo come “Bloomsday”.

La canzone Iuv 2 b è registrata con un Iphone. Cosa ha portato di più alla vostra musica questa scelta di registrazione?

Luca: Molte delle nostre canzoni nascono come memo vocali del cellulare. In questo caso abbiamo voluto mantenere alcune delle tracce originali registrate proprio con l’iPhone (oltre che luv 2 b, è presente nel disco anche una versione lo-fi di Better Days, il brano di chiusura del disco, al termine della canzone Oh les beaux jours, una sorta di ghost track) per arricchire il racconto e dare tridimensionalità alla narrazione dell’album.

La traccia Onlyfans vuole essere una critica verso il famoso sito creato solamente con foto che ritraggono il mondo del nudo caricate solamente per poter guadagnare?

Luca: Sam ha scritto questo brano dal punto di vista di qualcuno che ha una relazione insalubre con la pornografia e che si innamora di una persona che vede su OnlyFans. In generale siamo a favore del sex-work e del porno in generale, ma è interessante come questo brano sia in realtà interpretabile fra le righe anche come una critica più vasta della mercificazione del privato nelle nostre vite effettuato dal capitale avanzato.

Nell’album toccate anche temi delicati, come nella canzone Gone Deaf dove raccontate di un amico che decide di togliersi la vita. Cosa ne pensate delle conseguenze psicologiche che ha lasciato la pandemia negli animi dei ragazzi più fragili?

Luca: L’episodio in questione in realtà risale a poche settimane prima dall’inizio della pandemia, ma in generale il tema delle conseguenze psicologiche del Covid è qualcosa che tocchiamo con mano ogni giorno. Qualche giorno fa ero a Milano da un mio vecchio amico, che mi ha confidato che il suo ex compagno di stanza si è suicidato l’estate scorsa, dopo un riacutizzarsi della depressione a causa – probabilmente – dei mesi di pandemia e di lockdown. Io stesso nei primi mesi del 2020 confesso di aver fatto molta fatica ad andare avanti psicologicamente e ho ricominciato a soffrire di attacchi di panico per un certo tempo.

Quali sono i vostri prossimi progetti?

Luca: Sam è ritornato in California da un paio di settimane, e proprio a Stockton si è tenuto il 23 settembre il release party di Pastimes. Abbiamo in programma diverse date nei prossimi mesi sia negli USA che in Italia, poi come nostro costume ci ritroveremo presto per continuare a scrivere, registrare e suonare assieme.


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