La cantante Alessia Luongo è un nome interessante della musica emergente italiana che presenta un modo totalmente nuovo di fare musica. Grazie alla chitarra battente e al colascione, strumento tipico dei cantastorie, porta il vento del Rinascimento nella musica contemporanea.
In questa chiacchierata abbiamo parlato del tema del rinascimento e del barocco, del suo modo di rivoluzionare la musica, del suo nuovo album Largo di Castello e molto altro!
Ciao e benvenuta! La tua musica si focalizza sul rinascimento napolitano e all’era barocca. Come mai questa scelta?
La mia scelta nasce da un profondo amore per un genere teatrale nato proprio alla fine del 1500: la commedia dell’arte. Ho cercato di poter riportare la veridicità o almeno una ricerca quanto più vicina a quelle che erano le rappresentazioni di quell’epoca. Per questo motivo ho deciso di specializzarmi unicamente nella musica rinascimentale e barocca.
Grazie al Maestro Roberto De Simone ho conosciuto e ho potuto studiare con lui strofe e ricercare modi di accompagnare e interpretare filastrocche e canti. Lo strumento che mi ha accompagnato dall’inizio è stata proprio la chitarra battente, che nasce nel periodo barocco. Ho poi deciso di intraprendere gli studi al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma in liuto rinascimentale per diventare sempre più padrona di questo repertorio. Ma soprattutto per poter vivere e studiare tra le note e i modi di comporre di quel mondo. Ed è proprio vero che non si finisce mai di imparare!
Credi che questa nuova modalità di musica possa essere una rivoluzione in un mondo in cui si usa sempre di più l’autotune e le modifiche tecnologiche nella musica?
Forse dire che io voglia fare la “rivoluzione” in questo mondo musicale, è ingiusto. Il mondo attuale artistico sta seguendo un’onda tutta sua e quindi dove si evolverà è un gran mistero e una bella curiosità. D’altro canto, il genere di musica che utilizza le tecnologie, è molto molto lontano dal mio.
La mia modalità di fare musica mi piace pensare faccia la differenza invece proprio nei giri ai quali mi rivolgo; nei circoli di musica barocca, musica colta o popolare, musica classica… perché è un dato di fatto che vi sono maniere di interpretare che spesso sono state fraintese o dimenticate, ingiustamente sottovalutate.
Ecco perché difendo a spada tratta la figura del cantore. Abbiamo decine di iconografie di uomini e donne che si accompagnano allo strumento (per non parlare delle rappresentazioni di scena in costume), legate a quel periodo storico preciso e vedere anche Maestri che ora sottovalutano tale pratica è di un gran dispiacere, perché è rinnegare anche la natura dello strumento e la sua storia. La musica ha mille sfaccettature e sfumature e vanno considerate tutte.
Il tuo nuovo album è Largo di Castello, descrivilo usando tre aggettivi.
Coraggioso, particolare e arcaico.
In questo album unisci strumenti antichi e musiche di tradizione tra chitarra battente e colascione, uno strumento del barocco. Come è nato?
L’album è nato da studi specifici legati al ricercare musiche che venissero cantate e suonate nel periodo del XVII secolo. Scelgo di raccontare storie di devozione, di amore, di sacrifici, di lutto, di leggende antiche e lontane, affidandomi all’arte del menestrello. Volutamente tutti gli arrangiamenti di questo album sono di sola voce e strumento, in questo caso chitarra battente (e anche chitarrino battente) e colascione, per riportare i canti al loro modo di suonare più antico.
Il mio tentativo è quello di riportare il pubblico a un vero e proprio ascolto primitivo, dove non vi sono orpelli e tutto è essenziale e nella sua semplicità, d’impatto. Tutto ciò è ambientato nel mio immaginario nell’antica Piazza Castello (oggi si chiama Piazza Municipio, a Napoli).
Alcuni brani contenuti saranno dei lavori che hanno tutte le caratteristiche di creazioni originali, ma in realtà partono sempre da basi storiche precise. Anche quelli che sono effettivamente creazioni originali, si appoggeranno a passate e andamenti tipici della musica del XVII secolo che io ho immaginato suonati e messi in scena durante scene di vita quotidiana o in momenti teatrali.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
I prossimi progetti sono numerosi e molto stimolanti. Nel 2023 inizierà il tour di Largo di Castello, che vedrà il suo concerto-spettacolo ospite in numerose situazioni molto belle: da Livorno a Napoli, da Milano a Torino. Proseguiranno anche le mie esibizioni assieme al mio compagno di scena e di vita, Manuel Pernazza.
Manuel è ambasciatore nel mondo della maschera di Pulcinella e erede della tradizione teatrale del San Carlino. Con lui mettiamo in scena dei concerti-spettacoli che vedranno il pubblico coinvolto dal punto di vista musicale, ma anche teatrale. A un certo punto si assisteranno a dei veri e propri canovacci di commedia dell’arte, dove io e Manuel mostreremo l’arte del recitare “i lazzi” tipici dell’arte teatrale barocca.
Vi saranno diverse partecipazioni a festival internazionali e tante altre novità che si aggiungeranno durante il percorso. Sicuramente il prossimo anno mi vedrà già coinvolta nello studio e nelle ricerche per il mio prossimo album da solista, ma di questo ci sarà tempo e modo per parlarne.
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