Intervista a TBO TheBigOne

TheBigOne

TBO TheBigOne è il nome d’arte di Nicola Bigoni, giovane artista bergamasco che avevo già intervistato in occasione del primo anniversario della mia pagina Instagram. Nicola ha inaugurato il 2022 pubblicando il suo nuovo EP Panettiere dell’anima, di cui potete leggerne la recensione.

In questa chiacchierata abbiamo parlato del suo primo album risalente al 2018, del suo nome d’arte, del suo progetto Resilienza che ha avviato durante il lockdown del 2020 e di molto altro!


Ciao e benvenuto! Cosa porta Nicola Bigoni a diventare TheBigOne?

Il nome TheBigOne viene da un professore delle superiori che mi chiamava così vista l’assonanza col mio cognome (Bigoni) e il fatto che ero un po’ irrequieto. “The Big one” per gli americani è il terremoto che può arrivare da un momento all’altro, poi molti amici mi chiamano Big da sempre.

Il tuo primo album risale al 2018, quando eri appena maggiorenne. Cosa ti ricordi di quel primo lavoro discografico?

Il primo album è stata una vera e propria avventura. Possibile solo grazie al supporto del mio amico e mentore Simone Bergamini (che nel nuovo ep ci ha regalato l’assolo di trombone in La sera). Nessuno di noi sapeva nulla sul mondo discografico ma ci buttammo. Finimmo a registrare le ultime cose e a ultimare l’album a Catanzaro (1200 km da casa mia). È stata un’esperienza che mi accompagnerà per tutta la vita.

Durante il lockdown della primavera del 2020 hai avviato il progetto Resilienza insieme a diversi artisti. Di cosa si tratta?

Resilienza è un progetto nato quasi per caso durante la quarantena a inizio 2020. Mi sono ispirato a progetti come USA for Africa e Artisti Uniti Per L’Abruzzo. Io e molti altri musicisti abbiamo creato un brano collaborativo, invitando a donare all’ospedale di Bergamo. Ci ha portato grandi soddisfazioni. A dicembre 2020 abbiamo portato pure su un palco questo progetto, in un concerto streaming con tutti i partecipanti e altri ospiti.

TheBigOne

Ti sei esibito con la band TBO & Co. Preferisci condividere il palco con dei colleghi o in maniera solista?

TBO & Co. nasce proprio per il fatto che quando sono sul palco ho bisogno di essere circondato da altri musicisti, dopo anni di esperienze in bande, cori e orchestre, ho imparato che la sensazione di essere un “piccolo pezzo di puzzle” per creare musica è insostituibile. Oltre al fatto che odio usare basi musicali registrate, più cose son suonate dal vivo, meglio è.

Il tuo nuovo EP si chiama Panettiere dell’anima, un termine molto poetico per definire il musicista. Come è nato questo nome?

Panettiere dell’anima è un’espressione nata durante una conversazione, quasi scherzando, che poi ho deciso di riutilizzare perché l’ho trovata piena di significato, si dice spesso che la musica è il cibo dell’anima, ha senso che il musicista sia il “panettiere”.

Una traccia del disco che mi ha colpito molto è Ho imparato. Qual è la cosa più importante che hai imparato?

Premettendo che il testo di Ho Imparato è stato scritto da Stefano Locati, grande amico e musicista, probabilmente la cosa più importante che ho imparato è che ognuno deve seguire la propria strada, quando hai un obiettivo non devi lasciare che nulla e nessuno ti distolga da esso, è così che i sogni si possono realizzare, con sacrificio e costanza.

All’interno dell’EP sono presenti molti riferimenti al mondo della Grecia antica, come nella canzone Proemio. Quanto ha influito l’antico mondo della poesia nella tua musica?

Inizialmente anche il titolo dell’EP doveva richiamare la cultura classica, è stato proprio un fattore di ispirazione centrale (visto che il mio punto debole è proprio la stesura di testi).

Fin da bambino sono stato affascinato dalla cultura greco-latina (sia per quanto riguarda la letteratura, che la filosofia, l’arte etc), senza contare che è proprio Pitagora che inventa l’antenato della scala musicale che tutt’oggi utilizziamo.

Queste influenze si possono notare anche nel mio primo album, a partire dal titolo, tratto dal Incipit del Vangelo di Giovanni, che inizialmente avrebbe dovuto essere in lingua greca ovvero la sua forma originale ἐν ἀρχῇ  (ovvero En archè , decisi di tradurlo per motivi di comodità).

Per questo EP hai collaborato con molti artisti, raccontaci un ricordo simpatico nato durante la registrazione del lavoro discografico.

Quando scoprì che Claudio Sirigu (cantautore eccellente che vi consiglio di ascoltare) sapeva suonare il clarinetto, l’ho praticamente obbligato a registrare delle tracce per alcuni brani, e mi insultò con tutto il cuore, dato che non prendeva in mano lo strumento da anni e io gli avevo presentato una partitura in una tonalità molto molto scomoda per il clarinetto, però lo fece volentieri come tutti gli altri fantastici musicisti che hanno preso parte alle registrazioni.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Tecnicamente questo progetto è la prima parte di un progetto più ampio, nei prossimi mesi arriverà un secondo EP, su falsariga di questo, con brani nuovi e diversi, ma con la stessa struttura e che racconterà una storia nuova.


Segui TBO TheBigOne su
Instagram