Intervista a Origamy

Origamy

La cantante Origamy come tanti suoi colleghi inizia la sua carriera musicale suonando in diverse band. Ma poi decide che per lei è meglio continuare da solista, cambiando ed evolvendo come i fogli di carta nell’antica arte dell’origami.

In questa chiacchierata abbiamo parlato del suo nome d’arte, degli strumenti che sa suonare, del suo ultimo singolo Bolle di sapone e di tanto altro!


Ciao e benvenuta! Il tuo nome d’arte prende ispirazione dall’usanza di creare figure modellando la carta. Anche tu segui questo passatempo orientale modellando le note musicali?

Ciao e grazie mille per l’opportunità! Credo proprio si possa dire così. La bellissima e delicata arte degli origami in me si declina in ambito musicale; cerco di dare una forma sempre nuova e diversa alla mia musica, che è in continua evoluzione, un po’ come lo sono io.

Sei nata a Parigi per poi trasferirti in Italia. Credi che le tue origini francesi influiscano in qualche modo la tua musica?

Purtroppo mi sono trasferita in Italia quando ero molto piccola, quindi non ho particolari ricordi. Direi piuttosto che a influenzare la mia musica sono state le esperienze che ho vissuto negli ultimi anni.

Durante la tua adolescenza inizi a suonare la batteria e la chitarra. Se dovessi scegliere un solo strumento con cui sentirti a proprio agio, quale sceglieresti?

Questa è proprio una domanda difficile! Il mio primo amore è stato indubbiamente per la batteria, ma è con la chitarra che ho iniziato a comporre musica, quindi forse a malincuore devo scegliere quest’ultima!

Hai fatto parte di diversi gruppi amatoriali, per poi decidere di continuare come solista. Secondo te qual è un aspetto positivo e uno negativo nel suonare in una band e solista?

Sicuramente suonare in una band ti permette di confrontarti con idee e competenze differenti, che possono influire sul tuo percorso di crescita personale e artistico, anche se trovare un punto di accordo non sempre è semplice! Intraprendere una carriera da solista presuppone una messa in gioco ancora maggiore e ti permette di crescere ed evolverti, ma a volte si sente il peso di fare tutto questo da sola.

Il tuo nuovo singolo è Bolle di sapone, descrivilo usando tre aggettivi.

Evocativo, malinconico e coinvolgente.

La metafora usata nella canzone rappresenta la sensazione di solitudine che arriva dopo la fine di una relazione, quando ci si abbandona ai ricordi. Tu come reagisci in momenti come questi?

La fine di una relazione non è mai un momento semplice: si è costantemente sottoposti ai ricordi di ciò che è stato e all’incertezza di ciò che ci attende. A me piace rivivere nella mia testa tutto ciò che ho vissuto con una persona, sia i momenti belli sia quelli più difficili.

Perché tutto ciò che ho sperimentato mi ha portato a essere la persona che sono oggi. Sicuramente ricordare provoca dolore ma allo stesso tempo ricordi con il sorriso della consapevolezza che quella persona è stata importante all’interno del tuo percorso di vita.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Sto lavorando sodo in ambito musicale per dar vita al mio primo EP. Mi piace sperimentare generi diversi e unire sonorità ed elementi differenti, quindi sicuramente ci si potrà aspettare un EP sperimentale caratterizzato da una comunione di elementi.


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