Intervista a May Rei

May Rei

La cantante May Rei non è un nome nuovo su questo portale. Ho parlato di lei in occasione dell’uscita del suo nuovo album It’s All About Phases. May ha un curriculum davvero ricco: produttrice, compositrice, beatmaker e cantante.

In questa chiacchierata abbiamo parlato della sua formazione musicale in Germania, del suo album, della sua collaborazione con Marcelo Ribero Dias e molto altro!


Ciao e benvenuta! Hai un curriculum pazzesco, complimenti! Produttrice, compositrice, beatmaker e cantante. Come hai scoperto il grande mondo della musica?

Ciao! Grazie mille! Molto gentile. I miei primi ricordi legati alla musica risalgono a quando avevo 5 anni. Ascoltavo tanta musica con la mia famiglia. A 11 anni, poi, nasce la passione per il canto. Mi piaceva tanto cantare nel corridoio di un piccolo motel che i miei avevano preso in gestione. Ricordo anche che c’era una console vintage nel ristorante al piano terra e quando non c’erano clienti, suonavo i vinili. Mi divertivo un mondo.

Ti sei formata a Monaco di Baviera, in Germania. Cosa hai trovato di diverso nell’approccio alla musica rispetto alla dimensione italiana?

Non saprei. Credo che in tutte le realtà in cui si studi musica elettronica ci sia un approccio hands-on. Questo è almeno quello che io ho vissuto sia in Germania che in Italia. È importante avere soprattutto ottimi docenti e credo che l’Italia in questo non abbia assolutamente nulla da invidiare ad altri paesi.

Il problema arriva quando sei fuori dai centri di formazione. In questo, credo che la Germania, come altri paesi del nord, sia più aperta alla scena underground. Quando sono in Italia per le vacanze, ascolto la radio e mi rendo conto di quanto invece in Italia le influenze della musica popolare tradizionale e del bel canto siano predominanti.

Non voglio dire che è sbagliato, ma che è semplicemente una realtà tutta italiana. Qui la musica è più internazionale, in radio o dal vivo. È importante cercare di conservare il proprio patrimonio musicale, ma mi farebbe molto piacere vedere anche un’Italia più aperta ai cambiamenti, alle novità, alla musica di nicchia, a quella fuori dagli schemi. In fondo, oggi sono le nuove tecnologie e il mondo digitale a dettarlo, ovvero vivere la musica con un approccio globale, non solo locale. Potremmo parlarne per ore.

Nel corso della tua carriera musicale hai fatto parte di un duo formato assieme al producer carioca Marcelo Ribero Dias. Come mai hai deciso poi di continuare un percorso solista mantenendo la collaborazione con lui?

Ho sempre portato avanti i due progetti contemporaneamente. Per Hertzen, Marcelo/Self compone, io mi occupo dei testi e della voce, poi insieme lavoriamo sull’intera produzione. Invece, con il mio progetto da solista, May Rei, è più impegnativo, ma anche gratificante – sono io a gestire tutte le fasi di produzione dall’inizio alla fine. Lavoriamo benissimo insieme e questa è una gran fortuna. Per me questa è anche una grande opportunità perché riesco a concentrarmi molto di più sulla voce.

May Rei

Nella tua musica scegli come lingua delle tue canzoni l’inglese. Cosa trovi in questa lingua che non c’è nell’italiano?

Non mi sono mai posta questa domanda. Ho studiato lingue, vivo all’estero da anni ormai e parlo inglese a lavoro e nel privato, perciò la decisione di cantare in inglese è stata abbastanza naturale. Devo anche ammettere che sono fortemente influenzata dalla musica inglese e americana.

Sappiamo che l’inglese è ricco di monosillabi e bisillabi, perciò si ha una certa flessibilità per esempio nella metrica, cosa che invece in italiano risulta un po’ più complicato. Questo però non significa che io non ami la mia lingua, anzi.

Il tuo nuovo album è It’s All About Phases, descrivilo usando tre aggettivi.

Melodico, ritmato, libero.

Il disco si focalizza sul ciclico mutamento dell’esistenza. Come hai scelto un tema cosí interessante?

Il titolo dell’album, oltre ad alludere alle fasi di produzione delle tracce che io eseguo in quanto artista solista, rimanda alle fasi della vita, ai cambiamenti, alle decisioni che queste comportano. Nella mia vita vivo delle fasi. Queste fasi si ripetono poi in tutto quello che faccio, per esempio nella musica. Le fasi sono però anche generazionali, sociali. Per me è tutta una questione di fasi. Fasi cicliche se vogliamo. È decisamente un album che rispetto ai primi lavori risulta più maturo. In una fase successiva appunto.

Sono diverse le canzoni che mi hanno colpito nell’ascolto del disco, una di queste è Gen X. Si parla spesso dei Millennial, Generazione Z, boomer… Gen X cosa rappresenta?

Ho sempre avuto molto interesse per le questioni generazionali. Sono cresciuta tra genxer e boomer. Sono tra gli ultimissimi nati (per pochi giorni) della generazione X, ma in realtà ho avuto modo di osservare e di vivere i conflitti e le esigenze dei grandi. La canzone è una dedica agli ultimi genxer come me. Questa è la generazione che, per esempio, non cerca il posto fisso a tutti i costi, la generazione che lavora duro e che si conquista l’indipendenza, ma anche la generazione che viaggia o che decide di non avere figli.

Con la tua musica vuoi anche far riflettere sui temi importanti. Un esempio è la canzone Super-GAU dove parli degli eventi drammatici che trasformano gli ecosistemi del Pianeta. Cosa ne pensi dei movimenti Friday for the future nati dal mondo giovanile?

Ho grande ammirazione per i giovani. Se poi prendono a cuore tematiche come queste, ancora di più. Credo che i giovani siano molto attenti e anche molto preoccupati del loro futuro. Loro sono i decision maker di domani. Il domani appartiene a loro e noi abbiamo il dovere di ascoltarli. Il Friday for the Future non può essere che la risposta all’incuranza delle forze politiche e dello stesso capitalismo. Super-GAU (dal tedesco catastrofe) è una traccia sperimentale dalle sonorità cupe che vuole trasmettere proprio quel senso di totale smarrimento dopo il disastro. Un punto di non ritorno. 

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Annuncerò presto una data qui in Germania. Poi, sicuramente quello di tornare a lavorare sul progetto Hertzen con Marcelo/Self. Abbiamo tanto materiale sul quale lavorare. Ci saranno novità in autunno. Inoltre, sto collaborando con un artista iraniano di teatro come compositrice per una sua performance. Fuori dall’ambito musicale, continuano le riprese per una serie d’azione tedesca in cui ho un ruolo abbastanza avvincente.


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