Intervista a Domenico Pompilio

Domenico Pompilio

Domenico Pompilio è un artista che scrive musica da diverso tempo, ma solo nel 2020 ha pubblicato il suo disco d’esordio, Linea di confine. Partito dalla zona del Gargano in Puglia, Domenico ha raggiunto la capitale per poter realizzare il suo sogno musicale.

In questa chiacchierata abbiamo parlato del suo disco, delle sue ispirazioni, dei suoi prossimi progetti e di molto altro!


Ciao e benvenuto! Tu scrivi musica da diversi anni, come mai hai deciso di pubblicare il tuo disco d’esordio solamente nel 2020?

Ho sempre scritto canzoni esclusivamente per me stesso, tenendole chiuse in una sorta di cassetto ideale. Qualche anno fa, a causa di un periodo di grandi stravolgimenti ho ricominciato a scrivere, sembravo un fiume in piena. Quelle canzoni erano le prime, vere che si palesavano dopo anni di blandi tentativi. Avevo emozioni e sensazioni da inquadrare, storie da raccontare. Da allora non mi sono più fermato. Molto semplicemente ritengo che ci sia un tempo per tutto in quanto ciascuno di noi vive seguendo un ritmo soggettivo. Le mie canzoni hanno visto la luce a partire dal 2018. Da quel momento in poi è bastato semplicemente seguire la strada che mi ha condotto al disco, uscito appunto nell’ottobre 2020.

Sei partito dalla zona del Gargano e sei arrivato a Roma per poter dare fondamenta al tuo progetto musicale. Ma la tua musica dove trova piú ispirazione?

Quella che possiamo chiamare ispirazione giunge dall’ambiente che mi circonda: mi guardo intorno, ascolto, assimilo e, se necessario, scrivo. Sono affascinato dalle persone, dai sogni, dall’inconscio, dai paesaggi urbani, dai tramonti e la luna sul mare, dalle scritte sui muri, dagli arcobaleni che si stagliano sui palazzi e le gru. In parole povere, cerco di non smettere di sorprendermi (nel bene e nel male) e osservo il mondo con interesse sempre crescente. Nel Gargano affondo le radici, Roma è la mia città adottiva. Nel mezzo ci sono io con le mie esperienze, i miei vissuti, i miei appunti di viaggio.

Domenico Pompilio

La tua musica ha incontrato il mondo della letteratura: le tue canzoni Con il vento a favore e Variazione hanno fatto da colonna sonora ai romanzi dell’autrice Roberta Capriglione. Come si sono uniti questi due mondi?

L’autrice era in procinto di pubblicare il suo primo romanzo (Con il vento a favore) e mi ha chiesto una colonna sonora che ne avrebbe dovuto accompagnare l’uscita. Non mi era mai capitato di ricevere una proposta del genere, perciò l’ho accolta con grande entusiasmo. Dopo aver letto il libro ne ho racchiuso il senso all’interno dell’omonima canzone, a sua volta accompagnata da un videoclip. Lo stesso è accaduto per il secondo romanzo, ‘Variazione’. I due mondi, essendo affini per natura, si sono incontrati in maniera semplice e immediata in quanto percorrono lo stesso sentiero, che è quello delle parole. Questa esperienza ha dato vita ad una collaborazione, un progetto in cui l’autrice scrive racconti ispirandosi ai testi delle mie canzoni. Impresa non facile certo, ma riuscitissima. 

Tornando ai romanzi, tengo a precisare il fatto che Con il vento a favore è stato il primo vero brano che ho inciso in studio e ha acceso in me la miccia che ha infiammato il desiderio di incidere un intero disco. Posso tranquillamente affermare che se oggi esiste Linea di confine è proprio grazie a quella canzone, e più precisamente al momento in cui mi fu chiesto di scriverla.

Il tuo album Linea di confine è una boccata d’aria fresca in un periodo di ansie e paure come quello che stiamo vivendo. Per te qual è la linea di confine?

La linea di confine è la consapevolezza di aver fatto un passo in avanti e aver preso coscienza di quello che si è veramente: il passato è alle spalle, il futuro è da costruire, il presente è qui. Perciò quella linea per me è la conferma di aver consolidato qualcosa che prima era solo latente.

Sono diverse le canzoni che mi hanno conquistato in questo album, uno di queste è Cassiopea. Come è nata?

Cassiopea è nata in riva al mare, una sera d’agosto. Osservavo le costellazioni e mi sono soffermato proprio su di lei. In un certo senso mi è piaciuta l’idea di doverne riscriverne il mito, o quantomeno darne un’altra chiave di lettura: distesa, intenta a pettinare e sciogliere i capelli, creando stelle cadenti e donando in tal modo agli amanti la possibilità di poter vedere espressi sogni e desideri.

Un’altra delle canzoni che mi è piaciuta tantissimo è La felicità. Un ritmo funky unito ad un testo ironico. La felicità è qualcosa che si può vivere ogni giorno oppure è un traguardo che non si raggiungerà mai?

I piccoli istanti o gesti quotidiani, se percepiti e vissuti nella loro semplicità, come risultato danno la felicità. Se non la si può raggiungere di sicuro la si può costruire: godere di ogni attimo, guardarlo al telescopio e ingrandirlo fino a renderlo speciale può essere una maniera per contrastare le difficoltà della vita. Ovviamente a fronte di un’esistenza dinamica e soggetta a mutamenti, la felicità non potrà mai diventare un valore assoluto, esattamente come la sofferenza o il dolore: nulla è per sempre, tanto vale cercare di vivere al meglio il presente. 

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Attualmente non ho particolari progetti da sviluppare nel breve periodo. Piuttosto sento la necessità di riprendere a suonare dal vivo, anche per dare spazio al disco e riprendere a navigare come un tempo in questo mare che chiamiamo vita. 


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