Intervista a Davide Bava

Davide Bava

L’artista Davide Bava è uno di quei personaggi del mondo della musica che abbraccia l’arte a 360 gradi. Oltre ad essere musicista, Davide è anche un performer, poeta e produttore discografico.

In questa chiacchierata abbiamo parlato delle diverse sfumature della sua carriera, del progetto “Poesieinchiavedibasso”, del suo nuovo EP Musica da camera e di molto altro!


Ciao e benvenuto! Tu hai una carriera che abbraccia la musica a 360 gradi. Sei un performer, poeta, musicista e produttore discografico. Quale di queste vesti senti che si abbina meglio alla tua idea di musica?

Grazie! La musica è un’espressione dei nostri piccoli segreti, come la poesia, condividere parti di una combinazione, lasciando l’interlocutore in balia della sua logica, e curiosità di riuscire a scassinare la nostra cassaforte.

Nel corso del tuo percorso artistico sei stato il co fondatore del progetto Poesieinchiavedibasso con l’artista Marzio Zorio. Come è nata quest’idea?

Con Marzio traffichiamo artisticamente insieme da quando abbiamo 15/16 anni ed il suo lavoro nell’ambito dell’arte contemporanea ha sempre incrociato quello della composizione o del sound design. Poesieinchiavedibasso è la mia prima esperienza di performance di poesia accompagnata dai tappeti sonori di un basso elettrico che suona come un carillon.

Come mai hai deciso di unire la poesia alla musica?

La musica, in qualche modo, nasce da un pugno di elementi, a volte rimane chiuso. Con la poesia si cerca di persuadere la mano per l’azione.

Davide Bava

Il tuo nuovo lavoro discografico Musica da camera vede la partecipazione di Mario Benassai. Come è nata questa collaborazione?

Musica da Camera è un EP che ho concepito quest’estate, nel marasma pragmatico delle date con Brattini, Brownie e Tito Sherpa, concerti in posti piccoli e grandissimi. Una sera al Caffè Des Art stavo facendo alcuni brani di Consolatio, il mio disco precedente, e Mario ha voluto provare a suonare la sua tromba sulla coda di un pezzo. La nostra passione per la musica jazz ci ha poi portati a casa sua a registrare due sessioni per il disco. Credo che Mario abbia abitato comodamente nei significati di quest’opera.

In questo EP hai voluto rappresentare momenti della tua vita attraverso degli oggetti presenti nella tua camera. Qual è tra questi, quello a cui sei più legato?

La mia piccola Cabala, ogni oggetto, oltre a custodire al suo interno un segreto, si relaziona con gli altri cinque rivelando altri aspetti di sé.  L’ambiente dove vivo. In questo momento adoro suonare con Mario In Libreria, è un oltraggio a chi accumula esperienze da vivere, accumula, ma si sa che poi quello che finisce in cantina muore in cantina.

All’interno della storia raccontata dall’EP ci sono delle intromissioni di vita esterna, come La radio. Essa porta della musica contemporanea che vorremmo sentire nostra ma non lo è. Qual è il tuo rapporto con la musica radiofonica dell’ultimo periodo?

La radio cerca di metterci un po’ tutt* d’accordo e nello stesso posto, c’è chi spesso ci ritorna in quel posto, quotidianamente, è una sana compagnia. Per fare in modo che questi posti possano sopravvivere servono compromessi. La musica, alle radio, viene proposta da chi la vive come un prodotto che può ‘funzionare’ o meno. Anche in La Radio si nasconde un segreto, un altro significato, un’altra visione.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

In questi anni ho avuto modo di costruire un campionatore artigianale, i beats di Musica da Camera sono stati realizzati con quel tipo di taglio sonoro. Il prossimo disco sarà una collaborazione, in veste di produttore, con delle persone molto speciali.

P.S. Ecco il nuovo video uscito su YouTube!


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